Come nasce un collage di Mangrovia
La città come vita di relazione nella copertina di Eleonora Rossi
“ALBERO, l’esplosione lentissima di un seme.” Penso sempre a questa frase di Bruno Munari, come fosse un haiku, quando guardo un mio collage all’interno del sito.
Il mio albero è quel collage, che sta lì tutto arzigogolato, colmo dei suoi dettagli e significati, riempito in ogni centimetro di ritagli di immagini combinate tra di loro e colore. Ma prima, cosa c’era lì? Un foglio vuoto dentro un software di postproduzione. Quel foglio non è mai vuoto per me, è un terreno fertile colmo di potenzialità, da coltivare con pazienza, prove ed errori. La prima timida gemma spunta quando l’idea che mi frullava in mente prende forma: da lì in poi, la composizione funziona, il colore inizia a dialogare con il collage, gli elementi prendono vita e iniziano a diramarsi nella tavola. Ma non è sempre semplice superare la fredda barriera della tavola bianca: può essere un momento spaventoso! Nel corso degli anni ho imparato a oltrepassarlo attraverso una piccola routine che scandisce una serie di azioni ben ritmate, non solo per portare a termine la copertina ma per farlo nei tempi stabiliti. È andata così anche per il making of de La città per tuttз. O dell’arte di vivere insieme.
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ORE 9:00. La mattina inizia con un tè bancha, rigorosamente nella tazza con disegnato un Maneki Neko1, e con questa playlist in sottofondo.
ORE 9:30. Leggo tutte le informazioni che mi sono state girate dalla redazione sul tema di cui l’articolo tratterà. Il flusso di produzione prevede infatti la creazione delle copertine un mese prima dell’uscita del pezzo. La prima lettura è sempre distesa e rilassata, la seconda invece è più analitica: inizio a salvare parole evocative, concetti interessanti e stralci di citazioni.
ORE 10:00. Mi appunto delle parole chiave e le inserisco in maniera sparsa e disordinata all’interno del foglio bianco del mio software di grafica vettoriale. In questo momento tutte le parole sono scritte con la stessa grandezza e con un font regular (ovvero, un carattere tipografico neutro e semplice, senza grassetti o corsivi).
Prendo un bel respiro. Ci troviamo nella fase cruciale, il momento in cui il seme viene inserito nel terreno. Raggruppo in maniera ragionata le varie parole: quelle che mi sembrano più evocative diventano più grandi, evidenziate graficamente anche col grassetto, mentre posiziono le altre a corolla, per arricchirne il senso. Ogni parola chiave trova così il proprio posto, la propria grandezza e il proprio “peso”.
ORE 10:30. Questa mappa finora è solo testuale: per trasformarla in moodboard, faccio una ricerca per immagini. Cos’è la moodboard? Un collage di piccole idee, creato con immagini, testi e altri materiali di design, che ha lo scopo di evocare o rappresentare lo stile o il tono particolare di un progetto. In questo caso, i concetti di “sostenibilità” e “acqua” diventano così delle pale eoliche, quello di “vita di relazione” un cuore. In questa fase è molto importante restare su idee visive semplici, con un rimando diretto (e, se vogliamo, “scontato”), con la parola chiave: da questa semplicità nascono le suggestioni che condurranno all’idea finale.
ORE 11:30. Inizia la fase pratica: la creazione del collage digitale. Imposto il formato 1920×1080 pixel, tavola bianca e si comincia. Per la ricerca delle immagini da assemblare per il mio collage uso principalmente siti con foto e illustrazioni di pubblico dominio, dalla qualità molto alta e con una possibilità di ricerca per tag e filtri. Prima di inserire gli elementi nella tavola torno sulla moodboard, dove scelgo di concentrarmi sulla parola chiave “vita di relazione”. Sul foglio, ho associato la classica immagine di due mani che condividono un cuoricino di carta. Cerco altre immagini di cuori e mi imbatto in quello anatomico, mostrato all’interno di un groviglio di vene e arterie: la parola “arterie” richiama al “groviglio di strade” e alla vita che fluisce caotica al suo interno, tra macchine, autobus, biciclette e altri mezzi. Mi sembra un buon punto di partenza: città come un corpo umano, dove ogni elemento è in relazione all’altro, funziona grazie all’altro e dove l’energia è il motore di tutto.
Disegno la silhouette di un corpo e inizio a chiedermi come collocare questi “organi – edifici” nello spazio. Come farli dialogare? Come far entrare in questa immagine la natura e il concetto di nuove energie?
O meglio, ancora prima, mi domando: Come rappresentare il cuore che muove questo corpo-città?
Inizio a pensare che la spina dorsale di questo corpo potrebbe essere un fiume, così da inserire visivamente un’altra delle parole chiave e evidenziare anche il concetto di viabilità (magari rafforzandolo con l’inserimento di una barca). Per inserire il tema di “sostenibilità energetica”, prendo ispirazione dalla posizione della Venere di Botticelli2, dove le linee della chioma trasmettono l’idea di movimento e i capelli stessi possono diventare un flusso d’acqua che prosegue il fiume del corpo. A questo punto, capisco che il braccio stesso di questa figura potrebbe diventare una strada: un sistema circolatorio che tiene in vita il corpo e prende forma di piante, rami e radici che, insinuandosi negli elementi urbani, ne consentono la sopravvivenza simbiotica.
Esattamente in questo momento capisco lo stile che questa copertina avrà: un misto di collage e illustrazione. Disegnerò alcuni elementi, in stile “ritagliato” e ne ritaglierò e combinerò altri. Interverrò con delle texture per dare omogeneità al tutto.
ORE 15:00. Pausa caffè: ho bisogno per qualche minuto di prendere le distanze, fisiche e temporali, dal progetto. Penso ad altro, guardo fuori dalla finestra, ascolto musica. Questa fase è essenziale: allontanandomi, potrò tornare a guardare la copertina con occhi rilassati, come se la stessi guardando per la prima volta. Funziona tutto? Gli elementi raccontano bene l’idea di una città per tuttɜ?
Non bisogna avere paura di rispondere “no, qualcosa non funziona, qualcosa stona, qualcosa non è chiaro”.
Spesso mi è capitato di cestinare tutto, o in parte, un collage che inizialmente sembrava funzionare alla perfezione. In Mangrovia, a volte capita perché chi scrive l’articolo, a cui mando questa versione semi-definitiva del collage, mi fa notare che alcuni concetti – centrali nella storia che racconterà – sono troppo deboli nella controparte visiva. Nella produzione dei collage per Mangrovia con la redazione danzo sul confine sottile tra rappresentazione e interpretazione del tema dell’articolo.
È sempre un gioco delle parti: chi scrive spesso desidera ritrovare nel collage tutte le microstorie che l’articolo racconterà, mentre io tendo a sceglierne una e da lì riempire l’interno e l’esterno, seguendo associazioni per immagini e non per concetti. Così quello che viene fuori è un collage che invece di spiegare l’articolo, prova a farlo “sentire”.
ORE 15:30. È tempo della post-revisione interna. È il momento della finalizzazione dell’immagine: in questo caso, ho aggiustato qua e là i bordi dei vari ritagli, aggiunto dei dettagli come ombre e uccellini, un po’ di color correction e gli elementi di sfondo. Ora, la copertina è pronta per “vestire” l’editoriale e io mi dedico al prossimo albero da piantare.
- Anche detto “Gatto della fortuna”, rappresenta un gatto che chiama a sé chi lo guarda. ↩︎
- Il dipinto a tempera su tela “La Nascita di Venere” di Sandro Botticelli è uno dei quadri simbolo del Rinascimento italiano. Realizzato per la villa medicea di Castello a fine Quattrocento, è attualmente conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze. ↩︎