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Editoriale

Decostruire il deserto

O del fare spazio alla vita che c’è

Josephine Condemi
una storia scritta da
Josephine Condemi
 
 
Decostruire il deserto

Carə lettorə,

tu cosa intendi per deserto? Quali significati associ a questa parola? Noi ce lo siamo chiestɜ spesso, mentre coltivavamo la Mangrovia che leggerai e, allo Zenit, ascolterai questo mese.

Qualcosa in quel “de-” privativo non ci quadrava: la parola “deserto” è il risultato dello sguardo degli antichi Romani sui territori abbandonati perché non seminati (uno dei significati del verbo sĕro) quindi aridi, sterili. Ma abbandonati da chi? E cosa li rende sterili? Sono sempre stati così? Alcuni graffiti di migliaia di anni fa testimoniano il contrario.

E chi in quegli stessi luoghi ci vive o ci ha vissuto indica quello che noi chiamiamo deserto con parole e significati differenti: ad esempio, in arabo la radice di صحراءI (Sahara) vuol dire “rendere rosso con il sole”, in ebraico מִדְבָּר, (midbàr) è “zona selvaggia” che può essere contemporaneamente sia “luogo del pascolo” che “luogo della parola”, la zona centrale dell’Australia viene chiamata “red center”, cioè “cuore rosso”.

Abbiamo lavorato in levare: ci siamo accortɜ che la nostra idea di deserto era troppo piena di vuoto e abbiamo cominciato a fare spazio. Spazio ai suoni, agli odori, agli incontri. Alle dune e alle nuvole che hanno le stesse forme modellate dal vento ma anche alle rocce, alle piante, agli animali, alla vita che c’è in ciò che chiamiamo deserto. Al sentirsi un granello di sabbia e di roccia di fronte a spazi immensi e contemporaneamente sentire che ciascun granello conta.

Abbiamo scoperto modi millenari di sopravvivere in ambienti ostili come la realizzazione delle oasi, che hanno tanto da insegnarci ora che il deserto potrebbe diventare la nostra casa. Abbiamo scoperto il deserto freddo, che forse tanto freddo non è. Abbiamo scoperto storie di persone che attraverso l’arte, la cultura, la scienza e la tecnologia cercano strade per vivere meglio insieme.

Il deserto è anche uno stato mentale: non è un caso che in questo mese cominceremo a raccontarti come e perché abbiamo scelto di sperimentare l’utilizzo di software di Intelligenza Artificiale in redazione. Non ci rassegniamo a previsioni che desertificano il nostro futuro ma vorremmo provare a contribuire a costruirlo insieme, questo futuro, con trasparenza, testa, cuore e corpo.

Noi ci siamo e ti invitiamo al viaggio.

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