
I dati delle città e la loro comprensione da parte delle comunità che le vivono sono determinanti per lo sviluppo sociale e democratico. Ecco perché
Il corallo Toronto è rosso, con un cuore leggermente velato di blu ed uno scheletro ben diviso in quadranti ordinati. Diverso dal corallo Oslo o quello Honolulu, che si sviluppano su scheletri centrali, con piccole diramazioni. I più complessi sono i coralli Parigi, San Francisco e Melbourne, dalle venature ramificate e intricate.
Non stiamo parlando di nuove barriere coralline cresciute in città ma di dati, sostenibilità, trasporti e del progetto di data art Coral City.
Craig Taylor, 3d e data artist, ha infatti trasformato l’infrastruttura urbana delle principali città del mondo1 e gli spostamenti dei pendolari in bellissimi coralli, che rappresentano quanto lontano si può arrivare viaggiando dal centro-città in auto per 30 minuti.
Strade e infrastrutture che si trasformano in venature sottilissime, analisi geo-spaziali che da numeri e schemi diventano colori e ramificazioni. Il risultato è una serie di immagini uniche che aprono una riflessione su come ci muoviamo nelle più grandi città del mondo e, più in profondità, ci obbliga ad interrogarci sul rapporto fra i dati e la loro comprensione, fra il governo di una comunità e la democrazia. Ma procediamo con ordine.
Il “potere” della Data Art
Comprendere i dati e ciò che ci stanno dicendo è fondamentale per avere un contesto più oggettivo di quanto riusciamo ad esperire in prima persona: conoscere, per poi acquisire consapevolezza e dunque poter decidere.
I dati, però, difficilmente sono facili da leggere e ancora meno sono “attrattivi” ad un primo sguardo: per molte persone trovarsi davanti ad uno schema, ad una griglia, ad una sequenza di numeri o a sistemi più complessi può essere un’esperienza respingente. Sei tra queste? È qui che si inserisce la Data Art.
«Il potere della “data-art” sta nell’attirare il pubblico ad esplorare ulteriormente: ciò che potrebbe non essere immediatamente ovvio diventa più riconoscibile man mano che si esplora e trovo che questo sia un concetto affascinante con cui giocare» ci spiega Taylor. «Coral Cities è un ottimo esempio: utilizza la geografia del mondo reale e un metodo di visualizzazione unico per trasformare le reti stradali in qualcosa di riconoscibile ma sufficientemente diverso da indurre a un “secondo sguardo”».

Craig Taylor è Senior Data Visualisation Design Manager e 3D artist. Si definisce un “artista creativo dei dati”, specializzato nella trasformazione dei dati sul movimento in rappresentazioni visive, utilizzando il design e l’animazione.
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Craig Taylor, inglese, è un Data Visualisation Design Manager: attualmente dirige il team di progettazione della visualizzazione dei dati in Ito World, una delle più importanti società di gestione dei dati legati ai trasporti. Qui Taylor si è specializzato nella trasformazione dei dati sulla mobilità urbana in rappresentazioni visive. «Mi piace pensarmi come un artista creativo dei dati, con esperienza nel settore delle scienze spaziali2» ci racconta.
«Trovo avvincente l’alchimia di trasformare i dati grezzi in qualcosa di visivamente accattivante; essere in grado di visualizzare i dati in modi nuovi e interessanti ci permette di apprezzare in modo diverso i modelli e le complessità che un insieme di dati può contenere»
Il lavoro di Taylor è collegato direttamente allo sviluppo delle città e degli agglomerati urbani, quindi alla loro capacità di essere sempre più accessibili e sostenibili. «Il mio lavoro è molto orientato al transito, con una missione che in ultima analisi è di garantire che il trasporto pubblico sia sicuro, efficiente e sostenibile» spiega Taylor.
Nell’ultimo anno, si è dedicato all’esplorazione dell’impatto dell’accessibilità su una città: cosa succede in seguito alle interruzioni del trasporto pubblico? In che modo la rimozione di una linea di autobus vitale influisce sul modo in cui le persone si spostano? «La visualizzazione di questi concetti ci aiuta a razionalizzare il perché di certe reti, a capire quale potrebbe essere la domanda di servizi aggiuntivi e, infine, a individuare la loro collocazione» sottolinea Taylor. «La visualizzazione dei dati e l’analisi spaziale forniscono una risposta guidata dai dati ad alcune di queste affascinanti domande. L’esplorazione di tutte le sfaccettature dei dati sul trasporto pubblico, dall’accessibilità alla puntualità, garantisce che le comunità sappiano esattamente come le reti influenzano la vita delle persone».
Dati e democrazia
Taylor apre quindi uno scenario che va oltre l’aspetto estetico e si interroga sul rapporto fra conoscenza e partecipazione democratica.
Il ruolo che la data visualization e la data art hanno nella comprensione di numeri e algoritmi è infatti strettamente collegato allo stato di democrazia delle nostre comunità, in particolar modo nelle grandi città. Il rapporto fra la conoscenza, i dati e lo sviluppo dei grandi agglomerati urbani è da tempo al centro di numerosi studi e approfondimenti accademici che sottolineano, da diverse prospettive, il ruolo della genesi del dato nei processi di governance della comunità.
Lo studio Governing the informed city: Examining mirolocal government strategies for information production, consumption and knowledge sharing across ten cities3 fa emergere tre modelli di amministrazioni locali legati ai dati, molto diversi fra loro: produttori di informazioni, consumatori di informazioni, intermediari dell’informazione. «La questione di “chi” produce dati urbani, così come le soluzioni analitiche che li accompagnano, su quali tipi di questioni urbane e per quali scopi, è diventata cruciale» scrivono i ricercatori Katrien Steenmans, Enora Robin, Michele Acuto, Ewa Iwaszuk e Liliana Ortega Garzaexyz. «Le informazioni necessarie per una politica urbana basata sull’evidenza sono tuttavia spesso frammentate e in molti casi non disponibili (soprattutto nel Sud globale) e quindi i governi locali si affidano sempre più spesso alla manodopera del settore privato, per raccogliere, elaborare e comunicare i dati per informare le loro politiche».
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La connessione fra la neutralità del dato e la governance delle comunità emerge con evidenza. «La capacità delle città di produrre la propria conoscenza le rende presumibilmente meno dipendenti da attori esterni (soprattutto aziende) per produrre informazioni rilevanti per le politiche. Permette loro di produrre informazioni in linea con le priorità politiche e con le sfide urbane localizzate. Maggiore è il controllo sulle modalità di produzione della conoscenza da parte delle istituzioni democratiche, maggiore è il potenziale per l’inclusione della conoscenza basata sui cittadini nel processo decisionale».
Solo chi è capace di produrre dati, trasparenti e comunitari, può dirsi al sicuro dal rischio di influenze e modelli esterni. «Le città devono diventare più riflessive per garantire che l’investimento delle fonti nella gestione delle informazioni sia finalizzato all’apprendimento continuo piuttosto che a sforzi di valutazione concepiti come un esercizio di spunta (e talvolta commissionati a consulenti privati). È essenziale ripensare le modalità di approvvigionamento della consulenza esterna» conclude lo studio «andando oltre l’uso leggero di piattaforme online consulenziali e di servizi basati su consulenti, per sostenere meccanismi istituzionali e tecnologici che consentano di co-produrre e co-valutare le strategie urbane».
La Città delle Opportunità

Vittorio Loreto dirige il Sony Computer Science Laboratories – Rome (Sony CSL – Rome), joint Initiative Sony – Centro Ricerche Enrico Fermi (CREF). Il laboratorio si trova nello storico Centro di Ricerca Enrico Fermi di via Panisperna (Roma), luogo iconico dei cosiddetti “Ragazzi di Via Panisperna”
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L’evoluzione del rapporto fra dati e città parte quindi da questa nuova consapevolezza sulla genesi dei numeri che descrivono le comunità per arrivare ad un nodo centrale nell’analisi e quindi nella governance delle città: chi produce i dati? Come li utilizza? Come li condivide? Con chi? Per quale scopo? Altrimenti detto: dati oggettivi non bastano più.
«Non possiamo credere in maniera aprioristica alla bontà del dato» spiega Vittorio Loreto, Ordinario di Fisica dei Sistemi Complessi alla Sapienza di Roma – Dipartimento di Fisica nonché direttore di Sony Computer Science Laboratories – Rome. «I dati oggettivi non possono rappresentare la totalità della realtà: mancano le esperienze, le sensazioni, i valori delle persone che vivono le città. Servono anche dati soggettivi per poter immaginare scenari futuri e quindi prendere delle decisioni condivise».
Loreto e il suo team hanno raggiunto questa considerazione forti dell’esperienza di monitoraggio di oltre diecimila città con più di 10.000 abitanti. «I dati oggettivi che emergono da una città sono tantissimi» continua Loreto. «I dati sui servizi, sui punti di interesse, sui luoghi attrattivi, quelli sul trasporto pubblico e sulla mobilità individuale. Numeri che, se incrociati con i dati legati alla classe censuaria, fanno emergere il rapporto fra la struttura radiale4 di tutte le città del mondo e gli elementi di disomogeneità, quindi di disuguaglianza, rispetto all’accesso ai diversi punti di interesse. Rimangono dati che ci indicano, per esempio, la distribuzione dei servizi sul territorio ma non la loro qualità o il grado di soddisfazione delle comunità locali che usufruiscono di quel punto di interesse».
Qui nasce la Città delle Opportunità: «Oggi i grandi agglomerati urbani tendono ad investire in quella che viene chiamata “città di prossimità” o the “15 Minutes City”. È un modello che non può essere applicato ovunque: non va bene, per esempio, in quelle che chiamiamo “zone intermedie”, con una bassa densità abitativa5. Serve ragionare in termini di opportunità, ridefinendo il concetto di vicinanza per mettere al centro le esigenze delle persone, le loro aspirazioni».
Al dato oggettivo, su tempi e distanze e mezzi dello spostamento da un punto A ad un punto B, affiancare quelli sull’esperienza e i valori delle persone che lo stanno agendo. «Il punto non è raggiungere i punti di interesse in 15 minuti, ma ottenere ciò che ci serve e di cui abbiamo bisogno in un tempo ragionevole» sottolinea Loreto. «Non massimizzare il tempo, ma usarlo come crediamo più opportuno per i nostri desideri, per poter decidere quanto tempo dedicare ad un’attività. La domanda che dobbiamo porci davanti ad un dato non è cosa si vuole raggiungere, ma perché si vuole raggiungerlo».
«Un giorno potremmo immaginare di avere navigatori che ci suggeriscano non solo il percorso più breve ma anche percorsi diversi e più interessanti per noi e per i nostri interessi. Ad esempio un percorso più sicuro se sono un ciclista, un percorso con più alberi e verde oppure un percorso che lambisca opere d’arte che ci permetta di apprezzare la bellezza dell’ambiente in cui viviamo».
Un cambio di paradigma che si lega a doppio filo con i processi decisionali e di governance. «Il primo passo è e rimane l’ascolto condiviso delle persone e fra le persone» spiega Loreto. «Gli strumenti di progettazione urbanistica collaborativa e di sensibilizzazione delle comunità ci sono e progressivamente stanno acquisendo importanza nella educazione urbana e amministrativa. Non è più sostenibile un modello di governo della città che chiede un impegno ai cittadini senza capire e spiegare il quadro generale. Le persone sono disposte a condividere delle loro esperienze nella città. Vanno ascoltate e va restituito loro il feedback di quanto emerso e quanto deciso. Serve cura».
- Partendo dalle prime 40 città del mondo per qualità della vita secondo il ranking annuale del 2018, elaborato dalla società Mercel. ↩︎
- Un approccio alla geografia umana incentrato sull’analisi dei modelli e dei processi spaziali attraverso metodi quantitativi, con l’obiettivo finale di stabilire leggi spaziali (Cfr. Rogers, A., Castree, N., & Kitchin, R. (2013). A Dictionary of Human Geography. In Oxford University Press. ↩︎
- Steenmans, K., Robin, E., Acuto, M., Iwaszuk, E., & Garza, L. O. (2023). Governing the informed city: Examining local government strategies for information production, consumption and knowledge sharing across ten cities. In Urban Governance. ↩︎
- Lo sviluppo degli agglomerati urbani lungo le arterie irradianti dal centro originario della città. Tra gli esempi più noti la città di Roma ove lo sviluppo urbano si è determinato, partendo dal nucleo originario, lungo le direttrici delle strade consolari. ↩︎
- La mappa della densità abitativa in Italia elaborata da Eurostat e pubblicata da Il Sole 24 Ore (2023). ↩︎