Il respiro della mangrovia in uno scatto
Attivismo e speranza nelle fotografie di Chiron Duong

Lo sguardo di Chiron Duong, classe 1996, si sofferma sulla mangrovia come simbolo di spiritualità e connessione con la natura
Una notte, da solo, nella foresta. La luce della luna che colpisce il riflesso del petalo di mangrovia sull’acqua e lo fa diventare d’oro. «In quel momento mi sono sentito direttamente connesso con la mangrovia, non solo dal punto di vista ecologico ma anche a livello spirituale. Ho sentito una forte speranza» ci racconta Chiron Duong. Di questa speranza si nutrono i suoi scatti, raccolti nella mostra Midnight in the Mangroves, che è stata in esposizione dal 3 al 17 aprile 2022 allo Nam Thi House, nella provincia di Ho Chi Minh, nel sud del Vietnam, e che ha consentito di piantare oltre 2000 alberi di mangrovia.
Come sei approdato al linguaggio artistico fotografico?
Ho iniziato il mio percorso come architetto paesaggista, naturale sbocco lavorativo della mia formazione universitaria. In quel periodo l’arte, per me, significava sperimentare qualcosa di nuovo oltre gli studi e il lavoro: l’arte era una via di fuga, una forma di intrattenimento e un modo per rilassarmi. Ora il desiderio di esplorare attraverso l’arte è cresciuto così tanto che sarei pronto a vagliare anche altri spazi e forme di espressione: sono felice, in ogni caso, di potermi definire fotografo.

Dat, in arte Chiron, Duong, classe 1996, è un fotografo vietnamita, specializzato nel campo della moda e delle belle arti. Si è laureato alla University of Architecture di Ho Chi Minh City: i suoi scatti riflettono lo sguardo architettonico della sua formazione e la cultura asiatica a cui appartiene.
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Quanto pensi che il tuo background da architetto influenzi le tue fotografie?
Le influenze dell’architettura nel mio lavoro sono potenti, direi che rappresentano circa un 50% del processo di creazione. Non utilizzo, infatti, i convenzionali processi alla base di una fotografia, piuttosto progetto con un protocollo da architetto. Anzi, potrei dire che, a volte, scatto proprio da architetto. Nello specifico, nel processo di generazione delle idee, nella ricerca degli argomenti e nella strutturazione di una serie di foto, mi chiedo quali colori, linee e tecniche utilizzerò per trasmettere il contenuto del mio progetto.
Nel tuo percorso si incrociano spesso le mangrovie: com’è nato questo interesse?
La mia tesi di laurea all’Università di Architettura di Ho Chi Minh City, Architectural Design of the Mangrove Cultural Park, ha riguardato la progettazione di un parco culturale a tema mangrovie. La mia città natale, che si chiama Ba Ria-Vung Tau, si trova lungo la costa ed è piena di alberi di mangrovia. La maggior parte degli abitanti, però, non prende in considerazione le mangrovie perché all’apparenza non sembrano apportare così tanti benefici economici: in molti abbattono questi alberi per lasciare spazio alle coltivazioni di piante da frutto che sono più redditizie.
Grazie ai miei studi1 ho capito, però, che la mangrovia è una parte importante dell’ecosistema e che l’ecosistema stesso di una foresta di mangrovie è una metafora dell’intreccio di generazioni che convivono, imparano e traggono beneficio l’una dall’altra. Ho quindi pensato che fosse meraviglioso realizzare un progetto di parco culturale in quanto avrebbe la potenzialità di diventare un mezzo di sensibilizzazione, anche attraverso l’utilizzo di un’app o un sito web. Dopo la tesi ho capito che la fotografia sarebbe stata il mezzo ideale per esprimere tutta l’esperienza di ricerca e dati raccolti da architetto.
Arriviamo così a Midnight in the mangroves…
Il progetto si sviluppa attraverso sei serie di foto: When I was a mangrove tree introduce gli aspetti biologici delle mangrovie; The last breath presenta la sensibilità di questi alberi agli stimoli esterni e interni; The Last Mangrove descrive l’attuale situazione delle mangrovie dalla mia personale prospettiva; Journey to the land of silent heroes si focalizza sul ruolo di questi alberi nell’ecosistema e, infine, Taste of wetlands e Midnight in the Mangrove esprimono il valore spirituale e culturale delle mangrovie e rappresentano la mia prospettiva di cittadino vietnamita. Le prime quattro serie hanno, quindi, una cornice più occidentale mentre le altre due, Taste of wetlands e Midnight in the Mangrove sono molto orientaleggianti, vietnamite, pure. Taste of wetlands, in particolar modo, è basata su una breve opera di letteratura vietnamita, Rung Mam (The Avicennia Forest), e trae ispirazione dalle Tre Divinità chiamate Tam Vi Tam Cong che proteggono e trasformano la terra. In questa foto la mangrovia è una metafora del rapporto tra famiglia e società: in una famiglia i discendenti sono i frutti dolci mentre gli antenati sono le mangrovie come Avicennia e Rhizophora2.
Non a caso nel racconto Rung Mam (The Avicennia Forest) l’autore Binh Nguyen Loc scrive: «Questa costa si espande di migliaia di metri ogni anno grazie all’alluvione. Il terreno è morbido e non potrà mai diventare compatto per il nostro bene a meno che non ci sia una foresta di Avicennia che cresce lì e rende il terreno solido. Quando l’Avicennia cadrà […] in un terreno puro, potranno crescere gli alberi da frutto. La vita delle mangrovie Avicennia è effimera, ma non vana, come quella di un soldato in prima linea. Questi si sono sacrificati per altri, i loro discendenti. Voi state per comprenderlo. […] Non volete fare qualche sacrificio perché i vostri figli possano godersi la vita?»
Credo che ogni momento dolce ereditato nel presente contenga il sapore salato e aspro del passato e che dovremmo, quindi, apprezzare il momento che stiamo vivendo e perfezionarci per il futuro della prossima generazione.
Le mangrovie respirano perché sono in grado, come le altre piante, di assorbire anidride carbonica e rilasciare ossigeno attraverso la fotosintesi. Ma perché The last breath?
Ogni foto presenta un motivo per cui le mangrovie potrebbero morire in un ultimo respiro. Tra questi, l’effetto dei rifiuti che quotidianamente vengono gettati via, il depauperamento delle risorse naturali e così via. È come se fossero rappresentati gli ultimi momenti di vita della mangrovia. Per spiegarlo mi ricollego ad un’altra serie: The last mangrove. Qui siamo in un mondo immaginario in cui è rimasto un solo albero di mangrovia, un tesoro ricercato da tutti e da tutte. Durante questa caccia all’albero si finisce per continuare a distruggerlo e, nella speranza di preservarne una parte, lo si meccanizza. Diventa così un albero ibrido in un mondo tecnocratico. Nella foto, in generale in tutta la serie, c’è anche la lotta della generazione futura per salvare l’ultimo albero di mangrovia. Tutte le immagini, infatti, vogliono rappresentare anche la speranza: in quelle dalla colorazione più scura è più implicita mentre in quelle dai toni dorati è più evidente. E tutte nascono dalla storia personale che ho vissuto nella foresta e grazie alla quale è nata l’idea di diffondere una speranza che sia luminosa, forte e dirompente, per un futuro migliore.
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Ma questa speranza in quali atti pratici si può tradurre? Come è possibile salvare il respiro dell’ultima mangrovia?
La riforestazione non è sufficiente a preservare la mangrovia dal suo ultimo respiro ma io voglio ancora avere fiducia. E anche se tutte le statistiche sono pessimistiche, io sono convinto che con una maggiore educazione e con una maggiore sensibilizzazione, le persone possano rendersi conto che siamo un tutt’uno con l’ambiente che ci circonda. Questa per me è la soluzione più duratura e più sistemica. La mostra stessa ha, infatti, voluto sensibilizzare la comunità. Non ho dati precisi sull’impatto educativo di Midnight in the Mangroves ma come parte del progetto, il 20% del denaro ricavato dal biglietto è stato donato a una ONG per piantare alberi di mangrovie nelle aree costiere con problemi di densità. E, secondo quanto mi è stato riferito, grazie alla mostra sono stati piantati più di 2000 alberi.
Questo fa ben sperare. Oltre a costruire un immaginario intorno al respiro della Mangrovia, Midnight in the Mangroves è un progetto che ritrae anche la tua prospettiva sui valori spirituali degli ecosistemi vegetali. Come rappresenti questo legame tra vita spirituale e mangrovie?
Gli esseri umani in queste immagini rappresentano le divinità della foresta e hanno tratti femminili. Inconsciamente, per me, la divinità è donna e ha una natura antropomorfa. Queste creature vivono in simbiosi con la natura, hanno uno spirito collettivo e una cura reciproca. Si abbracciano. Sono un inno al nostro essere parte della natura: un collegamento che manteniamo sempre dentro di noi e che non può essere perso difficilmente perché noi siamo natura. Per esempio, quando cala la notte, riusciamo a percepire meglio che tutti i nostri sensi sono attivi e più sensibili. È in quei momenti che incontriamo il senso di sacralità della natura stessa e abbiamo tutto il tempo per rallentare, contemplare, sederci, osservare noi stessi e tutto ciò che sta accadendo oltre l’essere umano.
Qual è la tua foto preferita?
The rising wind dalla serie Journey to the lands of silent heroes. Per me è molto poetica ed eroica al tempo stesso. Mentre la ideavo, ho pensato all’episodio del romanzo Don Chisciotte3, in cui il paladino combatte contro i mulini a vento: c’è dentro sia l’idea della piccolezza dell’essere umano ma anche della tenacia eroica dei mulini a vento. L’essere umano nella sua piccolezza è la fiamma, le mangrovie sono i mulini a vento che riescono a raffreddare e a mitigarne l’effetto. Sono come dei piccoli ventilatori: ci aiutano a respirare meglio e a migliorare l’atmosfera che ci circonda.
Pensi che userai mai l’intelligenza artificiale nel tuo processo creativo?
Idealmente, se potessi applicarla di più, lo farei. La potenza dell’IA è pazzesca in questo momento ma c’è qualcosa che l’IA non potrà mai sostituire ed è, per me, l’esperienza. Anche nel processo di co-creazione tra essere umano e intelligenza artificiale è l’artista che esplora e sperimenta. Emerge la sua sensibilità e l’opera diventa più significativa e profonda. L’opera d’arte in sé non è risultato, è la manifestazione del processo e dell’anima dell’artista.
Tre parole con cui descriveresti la mangrovia?
Arte, conoscenza e pratica. Arte perché è l’essenza della mangrovia, conoscenza perché è ciò che la mangrovia offre e pratica perché, in fondo, è ciò che spero di sollecitare nelle persone con il mio lavoro: pratiche concrete per proteggere l’ambiente.
- Cfr. Clough, B. (2013). Continuing the Journey Amongst Mangroves; Baba, S., Chan, H.T. & Aksornkoae, S. (2013). Useful Products from Mangrove and other Coastal Plants. ↩︎
- Avicennia e Rhizophora sono i generi di mangrovia pù diffuse in Vietnam. Cfr. Veettil, B. K., Ward, R. D., Quảng, N. X., Trang, N. T. T., & Giang, T. H. (2019). Mangroves of Vietnam: Historical development, current state of research and future threats. In Estuarine, Coastal and Shelf Science. ↩︎
- Cfr. De Cervantes Saavedra, M. (1605). Capitolo VIII: Del prosperoso successo che il prode Don Chisciotte ebbe nella spaventosa e mai pensata avventura dei mulini a vento, nonché d’altri successi degni di felice ricordanza. In Don Quixote. ↩︎