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La memoria dei licheni

La micro-foresta che ci sopravviverà in futuro

Alessandra Navazio
una storia scritta da
Alessandra Navazio
 
 
La memoria dei licheni

I licheni, organismi simbiotici che risalgono ad oltre 600 milioni di anni fa, hanno tempi di crescita molto lunghi, forme e geometrie fluide e si possono adattare ai più disparati ambienti. L’opera collettiva Shimmer ci spinge ad osservarli per costruire, oggi, una memoria più sostenibile per il futuro

La memoria, pensata comunemente come qualcosa che ha a che vedere con il passato, è in realtà anche la matrice del nostro futuro. Ciò che decidiamo di ricordare o di lasciare andare, quindi ciò che consideriamo memorabile o trascurabile, ha un impatto sociale e ambientale sul medio e lungo termine. I licheni, risalenti ad oltre 600 milioni di anni fa, non sono solo indicatori della qualità dell’aria ma possono rivoluzionare il bagaglio di ricordi da portare con noi verso un futuro più sostenibile. Come?

Che cosa sono i licheni

I licheni sono organismi formati da una simbiosi tra un cianobatterio o un’alga unicellulare, solitamente una Chlorophyta, e un fungo, nella maggior parte dei casi un ascomicete. In questa simbiosi mutualistica l’alga e il fungo si aiutano a vicenda: l’alga riceve dal fungo sali minerali, acqua e protezione dagli agenti esterni, il fungo riceve dall’alga gli zuccheri organici che utilizza come fonte di energia1.

Si stima che tra il 6 e l’8 per cento della superficie terrestre sia ricoperta da licheni2, «piccoli mondi da studiare, che agiscono come delle micro-foreste» racconta Tekla Gedeon, che ha fondato, insieme a Sebastian Gschanes, il collettivo artistico Fuzzy Earth. Nei licheni su più piccola scala, infatti, si riproduce ciò che avviene nell’ecosistema delle foreste: una fitta trama di battaglie ed alleanze tra specie, dalle forme e colori diversi che possono unirsi in altrettante geometrie o allontanarsi, contendendosi il territorio. Dai licheni simili a foglie a quelli simili a una crosta, ne esistono circa 20.000 specie diffuse dal mare alle alte quote: l’importante è non confonderli con i muschi, che sono invece delle vere e proprie piante – le briofite – senza radici.

«Nella mia ricerca i licheni sono collegati alla foresta in maniera molto forte – racconta Gedeon – ma i licheni non crescono solo nelle foreste. Le città stesse sono un buon habitat. Tutto dipende dalla varietà che stiamo considerando. I licheni molto luminosi e gialli, ad esempio, amano l’azoto nell’aria e riescono a vivere anche dove l’aria non è pulitissima». Altri licheni, poi, si sono adattati per sopravvivere negli ambienti più estremi come la tundra o i deserti.

Fuzzy Earth è un collettivo artistico fondato a Budapest da Tekla Gedeon (architetta, classe 1993) e Sebastian Gschanes (giardiniere, classe 1989) che opera all’intersezione tra architettura, design, arte, agricoltura, orticoltura e tecnologia. Attraverso l’applicazione di metodologie di progettazione speculativa, il loro lavoro punta a sfidare il ruolo degli ambienti ecologici, dei paesaggi industriali e delle istituzioni botaniche, concentrandosi sempre su una singola specie specifica ed esplorando l’interazione di questa con il rapporto tra gli esseri umani e, le altre specie e il modo in cui l’essere umano interagisce con esse.

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Passeggiando in un bosco, in un parco cittadino o anche solo lungo un viale, la loro presenza estesa rimane però silenziosa perché «gli esseri umani tendono a sottovalutare le specie che non hanno un uso diretto», fa notare Gschanes. «Anche nel caso della coltivazione delle piante da frutto, ciò che apprezziamo è il frutto e non la pianta. Ci limitiamo a consumarlo e apprezziamo la pianta per il numero di frutti prodotti, non per le sue caratteristiche. Ma dobbiamo imparare ad andare al di là di questo».

Andare oltre è l’obiettivo di Shimmer3, nome che ricorda il brillare delle rocce al sole, una scultura pubblica “davvero piccola” (alta 15 cm e con un diametro di un metro e mezzo) posizionata a Gárdonyi square, nel centro di Budapest. «Le sculture in città tendono per lo più a essere grandi sculture di personaggi famosi, considerati memorabili, di solito uomini a cavallo – spiega Gschanes – ma Shimmer vuole essere una contro-narrazione. Non abbiamo voluto celebrare le grandi figure della storia, impresse nella memoria di tutti, ma le forme di vita, spesso trascurate, che ci circondano».

La miniatura è frutto di un workshop di creazione collettiva con gli studenti della Budapest Architecture Student Association, guidato da Fuzzy Earth nel 2021. È stata predisposta in modo da accogliere la crescita di diversi licheni e innescare una collaborazione millenaria con le rocce del monte Pilis: il cilindro di rocce, cavo al centro, ha una serie di venti segmenti a terrazzo. «Ogni studente ne poteva disegnare uno, creando varie densità, cavità, canali e texture sulla superficie» spiega Gedeon. «Abbiamo trascorso una settimana nel Parco nazionale del Danubio-Ipoly in Ungheria, facendo escursioni per cercare i licheni, studiarne l’habitat e i diversi livelli di umidità. Siamo rimasti colpiti da quante forme e sfumature possono avere: sono così piccoli, così simili ma anche diversi! I loro colori cambiano continuamente: abbiamo trascorso giorni interi su un singolo ramo di un bosco, fissandolo per vedere quanti licheni ci fossero. Identificarli è incredibilmente difficile ma questo è stato parte del processo di comprensione di forme di vita, corpi e tempi diversi dai nostri».

Foto realizzate durante il laboratorio Shimmer da Fuzzy Earth, Ádám Ackermann, Márton Révai; Scultura commissionata da Bartók Béla Boulevard Ostrom; laboratorio di creazione collettiva organizzato da Építész Szakkollégium; responsabili del laboratorio: Tekla Gedeon e Sebastian Gschanes; partecipanti: Laura Bacher, Zsófia Magdolna Baksa, Anna Kaposi-Ly, Bogdán Kiss, Marcell Korhán, Orsi Kroneraff, Vencel Kustra, András Paragi. Tutti i diritti riservati. Immagini riprodotte con il consenso di autori e autrici.

La scala temporale dei licheni

«Quando abbiamo installato questa scultura, molte persone erano in piedi intorno a noi, un po’ sorprese e dicevano: “Ok, e ora cosa vediamo? Dove sono i licheni? Perché non ci sono ancora? Ma quando arriveranno?”. E noi rispondevamo: “Non lo sappiamo. Possono arrivare tra tre anni, forse tra dieci o vent’anni. O forse torneranno quando non ci sarete più”», raccontano Gedeon e Gschanes. I licheni crescono molto lentamente e hanno dei tempi di crescita dilatati rispetto a quelli degli esseri umani. E se non trovano le condizioni ottimali per svilupparsi possono anche andare in quiescenza e aspettare.

Shimmer spinge a esplorare mutevoli scale temporali e ad allenare la memoria a gestire tempi più lunghi di vita, senza umanizzare tutto ciò di cui facciamo esperienza. «Siamo abituati a vedere cambiamenti rapidi intorno a noi: i time lapse stessi velocizzano i processi naturali – come la crescita di un germoglio – per renderli più visibili e immediati agli esseri umani» spiega Gschanes. «Viceversa, noi crediamo che occorra rallentare tutto, praticare la pazienza per ciò che ci circonda e scendere a patti con l’idea che esistano scale temporali più grandi di noi. Gli scienziati stessi che si occupano di licheni, a volte, muoiono prima di aver concluso le loro ricerche e gli scienziati della generazione successiva continuano i loro progetti», custodendone l’eredità scientifica e la memoria.

Non a caso, una delle principali ispirazioni di Shimmer è stata la ricerca della micologa Anne Pringle che, dall’ottobre del 2005, ha iniziato a studiare4 i licheni Xanthoparmelia sulle tombe del Petersham cemetery, nel New England. Pringle ha registrato ogni anno per otto anni i contorni dei licheni su carta da lucido per cercare di scovare il segreto della loro longevità.

«I cimiteri sono tra i luoghi meno puliti» spiega Gedeon «e questo favorisce la crescita dei licheni, al contrario di tanti altri luoghi della città, che vengono puliti con pompe d’acqua a pressione e prodotti chimici».

Con Shimmer abbiamo voluto creare qualcosa che potesse potenzialmente sporcarsi e creparsi, stabilendo un nuovo mondo per i licheni da attendere con pazienza.

«Vogliamo lasciare che queste rocce siano esposte alla pioggia, al sole, alle ombre e alle contaminazioni per vedere cosa succede nei prossimi decenni e secoli. Lentamente, senza fretta».

Shimmer sta invecchiando dal 2021 e ogni anno a settembre Fuzzy Earth ritorna a Gárdonyi square, per fare una fotogrammetria della scultura e monitorare la popolazione di licheni. Una scansione 3D che è diventata un rito nella memoria degli abitanti del quartiere e che segna una cura che sarà intergenerazionale. «Ogni anno scannerizziamo la scultura per vedere come sta cambiando la superficie delle rocce e organizziamo dei piccoli workshop con i residenti» racconta Gideon. «Lo facciamo per mantenere le persone in attesa e con l’idea che ora siamo noi a dover adattare il nostro ritmo, il nostro tempo e la nostra memoria a quelli di un’altra specie. Ritornare ogni anno nello stesso punto per fare le scansioni è diventata una sorta di strana danza tecnologica: facciamo migliaia di foto, camminando in cerchio e accovacciandoci. Aspettiamo senza fare nulla, parlando dei licheni e facendo ipotesi su chi abiterà le rocce». Le immagini 3D ancora non sono disponibili: «abbiamo tempo per renderle pubbliche», dice Gideon, «per ora non è cambiato molto. Forse tra dieci anni, insieme a qualche scienziato, potremo analizzare i dati e organizzare un evento. Per adesso a me piace pensare ai licheni come a microscopici mondi in cui non posso trovarmi né immergermi, ma che cerco di immaginare attraverso l’arte».

 

La memoria del futuro

In Shimmer Narratives, il libro di racconti nato dal rito di ritrovo annuale, sono raccolte alcune idee di futuro sulla scultura tra cento o più anni. Chi visiterà la statua immaginerà i propri antenati davanti all’opera e si chiederà: cosa vedevano? Come interagivano con i licheni? Da cui la domanda principale: quale memoria del presente diventato passato resterà nel futuro?

“Landscapes yet to come” è una raccolta di narrazioni speculative curata da Fuzzy Earth che immagina i futuri mondi lichenici di Shimmer mostrati da micro paesaggi lichenici scansionati in 3D.

Scopri “Land scapes yet to come”

«Le persone ora sono generalmente curiose di ciò che non toccano con mano tutti i giorni ma probabilmente si dimenticheranno ancora dei licheni, perché per la maggior parte di noi, non sono una specie così importante» sottolineano Gideon e Gschanes. «Attualmente nessuna delle nostre vite dipende dai licheni ma è importante che le persone siano sempre più consapevoli della loro esistenza perché possiamo imparare molto da loro».

In primis il lasciar accadere, che passa anche dal consentire alla stessa scultura di sporcarsi, perché la sporcizia potrebbe già contenere qualche forma di vita. Gschanes rivendica, infatti, che «stiamo discutendo con i giardinieri locali perché non vogliamo che la scultura venga pulita con l’idropulitrice, ma è difficile da capire che a volte ciò che si deve fare è curare di meno o curare in altri modi». Il nome stesso Shimmer piano piano si sta trasformando nel suo opposto: rocce che non brillano al sole ma diventano ambiente «ed è bello così».

Poi, per Gedeon «i licheni sono affascinanti perché possono adattarsi bene a diversi climi, cambiamenti di temperatura e di umidità».

Sono fluidi nel cambiare forme, geometrie, crescere insieme ad altri corpi e diventare un tutt’uno, sospendendo l’idea di sé per lasciare spazio al noi.

E questa è una grande eredità per il futuro.

Shimmer sta instaurando, così, un processo di cura intergenerazionale dell’opera e una responsabilità collettiva nel costruire una memoria diversa per un futuro più sostenibile. Quello in cui chi la visiterà, tra cento anni, potrà affermare che i suoi antenati dai licheni hanno imparato come condividere, come vivere insieme, come lasciar accadere e come essere diversi.


  1. Per approfondire il rapporto tra alga e fungo, si veda Spribille, T., Tuovinen, V., Resl, P., Vanderpool, D., Wolinski, H., Aime, M. C., Schneider, K., Stabentheiner, E., Toome-Heller, M., Thor, G., Mayrhofer, H., Johannesson, H., e McCutcheon, J. P. (2016). Basidiomycete yeasts in the cortex of ascomycete macrolichens. Science353(6298), 488–492. https://doi.org/10.1126/science.aaf8287 ↩︎
  2. Sui licheni, si veda Asplund, J., & Wardle, D. A. (2016). How lichens impact on terrestrial community and ecosystem properties. Biological Reviews/Biological Reviews of the Cambridge Philosophical Society92(3), 1720–1738. https://doi.org/10.1111/brv.12305 ↩︎
  3. Shimmer di Tekla Gedeon & Sebastian Gschanes, Fuzzy Earth ha avuto i seguenti collaboratori:
    Laura Bacher, Zsófia Magdolna Baksa, Anna Kaposi-Ly, Bogdán Kiss, Marcell Korhán, Orsi Kroneraff, Vencel Kustra, András Paragi ed è stata realizzata con il sostegno dell’Associazione degli studenti di architettura di Budapest e dell’Associazione Bartók Boulevard. ↩︎
  4. Sulla ricerca della la ricerca della micologa Anne Pringle, si veda Rosner, H. (2012). In a Place for the Dead, Studying a Seemingly Immortal Species, The New York Times. https://www.nytimes.com/2013/01/01/science/studying-seemingly-immortal-lichens-in-a-place-for-the-dead.html?pagewanted=all ↩︎

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