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Le città-spugna di Kongjian Yu

L’architetto cinese spiega la propria rivoluzione del paesaggio

Josephine Condemi
una storia scritta da
Josephine Condemi
 
 
Le città-spugna di Kongjian Yu

Città capaci di assorbire l’acqua e rilasciarla quando serve: Kongjian Yu è l’uomo che ha cambiato l’approccio alla pianificazione urbana della Repubblica Popolare Cinese. Ecco come

A Città del Messico, nel febbraio 2024, l’acqua è stata razionata1, così com’è avvenuto a Città del Capo nel 20182. La capitale dell’Indonesia, Giacarta, sta affondando anche per l’eccessivo prelievo di acqua dal sottosuolo3. Londra, che si basa per l’approvvigionamento idrico sui suoi due fiumi, sta sperimentando modalità di stoccaggio dell’acqua piovana4. Il rapporto tra le città e l’acqua è sempre più complicato e l’aumento di eventi estremi dovuto al cambiamento climatico lo sta mettendo ulteriormente sotto pressione. «Finora abbiamo fallito: la temperatura continua a salire e la gente continua a bruciare carbone: occorre un approccio diverso» sottolinea Kongjian Yu, l’architetto che ha ideato il concetto di città-spugna5, ovvero la città che riesce a trattenere l’acqua durante le inondazioni e rilasciarla durante i periodi di siccità, e lo ha applicato in un migliaio di progetti negli ultimi 26 anni.  

«Col cambiamento climatico, i sistemi di tubature tradizionali falliranno: bisogna cambiare la mentalità delle persone e dei politici che decidono» afferma l’uomo che ha convinto il partito comunista cinese a cambiare l’approccio alla progettazione urbanistica: dal 2004, le sue dieci strategie per la costruzione di un’infrastruttura urbana ecologica6 sono diventate linee guida del Ministero dell’Edilizia e dal 2013 la costruzione di “città-spugna” è diventata una questione nazionale strategica. 

Kongjian Yu, nato in Cina nel 1963, è un architetto paesaggista e urbanista. Laureato ad Harvard nel 1995, nel 1997 ha fondato il College di Architettura e Paesaggio all’università di Pechino e nel 1998 lo studio Turenscape per una nuova relazione tra esseri umani e natura attraverso la progettazione del paesaggio. Ideatore del concetto di “sponge city”, lo ha applicato in oltre 1000 progetti che lo hanno reso pluripremiato in tutto il mondo: tra i premi, il prestigioso IFLA “Sir Geoffrey Jellico Award” (2020), il biennale Oberlander International Landscape Architecture Prize (2023) e il Cooper Hewitt National Design Award (2023). È membro internazionale onorario dell’American Academy of Arts and Sciences dal 2016 e instancabile divulgatore, con oltre 20 libri pubblicati negli ultimi trent’anni. A maggio 2024 parteciperà al workshop sulla resilienza climatica della Pontificia Accademia delle Scienze.

Scopri i progetti di Turenscape

«Tutte le città moderne si basano su tecnologie grigie, industriali, poco flessibili e basate su climi affidabili» sottolinea Yu «Al contrario la tecnologia verde della città-spugna si basa su tre principi: trattenere l’acqua in loco più possibile, rallentarne il flusso, non lottare contro l’acqua. Il mondo è piccolo e, per risolvere il problema del cambiamento climatico, dobbiamo pensarlo come una spugna».

Alla ricerca del paesaggio perduto 

La storia di Yu è iniziata in un villaggio di 500 persone vicino Shanghai, nel sud della Cina: «Dal ’63 all’80, cioè per i miei primi 17 anni, ho vissuto in questo villaggio circondato da colline, all’incrocio di due fiumi principali: White Sand Creek e Wujiang» racconta. «Ogni giorno, da quando avevo 7-8 anni, seguivo mio padre, un contadino molto esperto, al lavoro nella comune comunista: ho coltivato riso, canna da zucchero, grano, qualsiasi cosa. L’area era molto produttiva, ma l’acqua è sempre stato un problema importante». 

Il clima monsonico è un clima tropicale umido, che prende il nome dai venti che soffiano dal mare verso la terraferma e causano periodi di forti piogge alternati a forti siccità. «Ogni villaggio aveva il suo guardiano dell’acqua, responsabile dell’irrigazione di tutte le risaie, con il compito di monitorare il flusso 24 ore su 24» ricorda Yu. Per sopravvivere, la gestione dell’acqua nel villaggio si basava due componenti: il sistema di dighe basse lungo il fiume, usate per rallentare il corso dell’acqua e deviarlo verso le risaie, e molti piccoli stagni di immagazzinamento idrico, da utilizzare nella stagione secca anche per bere e lavarsi. «Un giorno sono caduto nel fiume durante un’alluvione e sono sopravvissuto solo perché il fiume era ricco di vegetazione e ho potuto aggrapparmi a un salice» ricorda Yu. «L’idea della spugna arriva da lì, dall’esperienza di vita di quegli anni che riguarda anche l’impatto dell’acqua su tutto l’ecosistema: portavo un bufalo a brucare l’erba lungo il fiume, ho cavalcato il suo dorso lungo il torrente, vicino allo stagno. Questa è la mia storia».

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Al ritorno dagli anni universitari, Yu ha trovato il paesaggio cambiato: «era il momento della politica di apertura della Cina. Siamo diventati sviluppati e sono arrivati urbanizzazione, industrializzazione, uso di cemento e pesticidi: abbiamo riempito lo stagno, incanalato il fiume, formato una diga per creare un grande bacino idrico e all’improvviso il mio paesaggio romantico dell’infanzia è scomparso, sostituito da un sistema di tubi di cemento. Niente più pesci nel torrente, né laghetti, né uccelli, né stormi, né bufali, né rane. Solo i campi per il riso, per le coltivazioni, una canalizzazione del fiume diventato profondo circa cinque metri e scivoloso. Ogni giorno si rischiava di annegare nel fiume, alluvioni e siccità erano diventati un problema. E né il cemento rinforzato né ulteriori finanziamenti alle tecnologie grigie avrebbero potuto risolverli». 

La teoria dei giochi applicata al paesaggio 

Dal ‘92 al ‘95 Yu ha frequentato la Graduate School of Design di Harvard ed è entrato in contatto con il dibattito scaturito dalla pubblicazione di The Diversity of Life7 del sociobiologo Edward Wilson:  «C’era questa famosa citazione: “distruggere una foresta pluviale per un guadagno economico, è come bruciare un dipinto rinascimentale per cucinare un pasto”, che per me rifletteva il dilemma tutto occidentale tra protezione e sviluppo» ricorda Yu. «Io venivo dalla Cina, che all’epoca era molto povera, e capivo che bisognava trovare un compromesso tra cucinare e proteggere la natura: non perdere la biodiversità ma mantenere la produttività, come succedeva nella mia infanzia». 

Per la sua tesi, Yu ha quindi individuato i security pattern8, le parti di paesaggio critiche sul processo ecologico: in base al flusso dell’acqua, ha tracciato con il GIS i perimetri di sicurezza da salvaguardare, le linee rosse di paesaggio da proteggere. «È come la teoria dell’equilibrio di Nash9, si tratta di negoziare per trovare un compromesso tra esigenze diverse» ribadisce Yu. «Quando sono tornato in Cina nel 1997, ho cercato di applicare la mia teoria, perché l’intera nazione soffriva di questo tipo di maltrattamento del paesaggio».

Nel 1997 Yu ha fondato il Center for Landscape Architecture and Planning, in seguito diventato il College di Architettura e Paesaggio all’università di Pechino, in cui ha insegnato  pianificazione e progettazione del paesaggio su base ecologica e un anno dopo, nel 1998, è stata la volta di Turenscape, crasi delle parole tu, cioè terra, ren, cioè uomo, e scape, cioè paesaggio, per una nuova alleanza tra esseri umani e natura. «Appena tornato ho cominciato a fare conferenze, a parlare alle autorità locali sul rispetto dell’ecologia e del patrimonio culturale locale: ho fatto più di 600 conferenze per convincere i decisori a trasformare il paesaggio in senso ecologico» ricorda Yu. «Mi davano ragione, ma mi chiedevano esempi concreti». 

L’occasione è arrivata nel 2000 con il progetto dello Zhongshan Shipyard Park: «Era un vecchio cantiere navale, è diventato il primo parco contemporaneo della Cina» sottolinea Yu «Abbiamo protetto sia gli alberi che il patrimonio industriale ma abbiamo tolto tutto il cemento e riscoperto l’argine naturale reintroducendo vegetazione autoctona». 

Qualche anno dopo, lo studio Turenscape ha realizzato, nella provincia soggetta a inondazioni dello Zhejiang, lo Yongning River Park con gli iconici The Floating Gardens, i “giardini galleggianti” che hanno trasformato il fiume appena cementificato in spugnoso e capace di assorbire le piene.  «A quel tempo le canalizzazioni dei fiumi erano al culmine» ricorda Yu. «Quindi questo progetto di naturalizzazione era in controtendenza, ha fatto salire le quotazioni immobiliari ed è diventato attrazione per visitatori di tutto il mondo». 

In ordine due foto del Parco dei cantieri navali di Zhongshan, due foto del Parco fluviale di Taizhou Yongning, due foto del Parco forestale Benjakitti. Fonte: Kongjian Yu, Turenscape. Tutti i diritti riservati. Riprodotto con il consenso dell’autore

Oggi lo studio Turenscape è composto da oltre 500 persone, ha progettato e costruito più di 1000 progetti in oltre 250 città diverse. «La mia idea di architettura del paesaggio è che dobbiamo tornare alla questione di base, la sopravvivenza, e trovare una soluzione olistica, che sia insieme funzionale ed estetica. È una versione aggiornata dell’agricoltura primitiva, un’integrazione della scienza moderna con l’arte della bellezza» sottolinea Yu, che tiene sullo scaffale della sua libreria una scritta eloquente: Everything needs to change


  1. A Città del Messico l’acqua è un problema politico. (2024). In Il Post. ↩︎
  2. Level 6B Water Restrictions. Western Cape Government. ↩︎
  3. Renaldi, A., & Program, J. I. V. M. (2022b, July 29). Indonesia’s giant capital city is sinking. Can the government’s plan save it? In Environment. ↩︎
  4. Water Resources. London City Hall. ↩︎
  5.  Kong-Jia, Y. (2015). “SPONGE CITY”: THEORY AND PRACTICE. In City Planning Review. ↩︎
  6. Luo-men, C. (2001). Ten Landscape Strategies to Build Urban Ecological Infrastructure. ↩︎
  7.  Wilson, E.O. (1992). The Diversity of Life. ↩︎
  8. Yu, K. (1996). Security patterns and surface model in landscape ecological planning. In Landscape and Urban Planning ↩︎
  9. L’equilibrio di Nash è un teorema della teoria dei giochi che prende il nome dal matematico statunitense che lo ha dimostrato: dati due o più giocatori che perseguono ciascuno la propria strategia (gioco non cooperativo), l’equilibrio si ha quando, per proseguire, ciascuno non può più agire da solo per il proprio interesse ma deve considerare anche quello degli altri. Il teorema ha esteso la teoria dei giochi di Von Neumann che prevedeva solo giochi a somma zero, in cui uno vince e l’altro perde seguendo la logica del minimax, ovvero minimo sforzo massimo risultato. La storia romanzata di John Nash è stata raccontata nel film A beautiful mind ↩︎

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