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Le mangrovie salveranno Miami?

L’arte che crea consapevolezza nei progetti di Xavier Cortada

Josephine Condemi
una storia scritta da
Josephine Condemi
 
 
Le mangrovie salveranno Miami?

Il nuovo piano federale di contrasto all’innalzamento del livello del mare prevede più mangrovie e niente muri di cemento. Proprio dalla mangrovia come metafora sociale è partito il lavoro dell’ecoartista Xavier Cortada, che da decenni si spende per abilitare l’azione di cittadine e cittadini contro il cambiamento climatico attraverso iniziative di arte pubblica: ecco come  

Il livello del mare a Miami continua a salire: oltre 20 centimetri dal 1950, altri 28 centimetri fino al 20401. A questo ritmo, nei prossimi 40 anni quasi il 60%2 della contea principale, Miami-Dade, che conta più di 2,6 milioni di residenti3, finirà sott’acqua. Il primo piano di contrasto del governo federale statunitense, che prevedeva la costruzione di muri di cemento alti fino a sei metri4, è stato sostituito da nuove linee guida5, coprogettate insieme alla contea e presentate lo scorso agosto per un diverso studio di fattibilità: sette milioni di dollari fino al 2027 per soluzioni basate sulla natura, come il potenziamento degli ecosistemi di mangrovie e delle barriere coralline. «Di fronte ai problemi ecologici spesso le persone si paralizzano, pensano di non avere una soluzione», afferma Xavier Cortada.

«Ma ciascuno di noi può agire, come una mangrovia che arriva, mette radici e crea un’isola dove prima c’era una tavola di sabbia».

La mangrovia come metafora sociale

Cortada usa da decenni il potere creativo dell’arte per aumentare la consapevolezza del legame tra comportamenti quotidiani e problemi ambientali, società ed ecologia: eco-artista, docente all’Università di Miami, Cortada ha all’attivo più di 150 opere tra installazioni, murales e progetti collaborativi. Suoi lavori sono esposti alla Casa Bianca e alla Banca Mondiale oltre che in numerosi musei nazionali e internazionali. «Sono figlio di rifugiati, mio padre viveva in un piccolo villaggio di pescatori sulla costa settentrionale dell’isola di Cuba», racconta. «Io sono nato a New York nel ’64 e tre anni dopo ci siamo trasferiti a Miami: mio padre mi portava in spiaggia e, attraverso le mangrovie e quel paesaggio tropicale così simile a Cuba, mi raccontava di sé. Molti anni dopo, nel 2003, per la celebrazione del Mese del Patrimonio Ispanico ho dipinto la mangrovia come simbolo del viaggio del migrante e di integrazione tra identità diverse». 

Le piantine di mangrovia, infatti, crescono mentre sono ancora attaccate all’albero madre, poi si liberano nell’acqua e galleggiano con la marea fino a depositarsi e mettere radici altrove. «Man mano che le radici si uniscono, rafforzano l’insieme», spiega Cortada, «così come ogni immigrato può rendere una società migliore e più forte». L’anno successivo, Cortada ha realizzato con 800 volontari la Miami Mangrove Forest decorando le autostrade di diversi quartieri della città con dipinti di piantine di mangrovie, per una riforestazione metaforica. «Anche in questo caso la mangrovia è stata una metafora sociale», ricorda Cortada. «Più ti dai da fare per la comunità e crei coesione, più la pianta cresce». 

E dipingere, a volte, non basta: «Un pomeriggio, stavo guidando da Miami verso le isole Florida Keys e ho visto che per allargare la carreggiata e farla diventare a tre corsie stavano sradicando le poche mangrovie rimaste. Ne avrebbero distrutti 29 chilometri. 29 chilometri! All’improvviso mi sono reso conto che continuavo a dipingere foreste di mangrovie metaforiche, in un luogo dove prima c’erano davvero, e ho voluto fare qualcosa di più concreto: così nel 2006 è nato The Reclamation Project». 

L’ultraventennale The Reclamation Project

The Reclamation Project è stata ed è ancora una forma di mobilitazione sociale attraverso l’arte. «All’inizio ho organizzato delle passeggiate con le persone volontarie dentro le piccole foreste di mangrovie ancora presenti a Miami, in genere ignorate o considerate luoghi inaccessibili», ricorda Cortada. «Una foresta di mangrovie è una cattedrale della natura: il modo in cui la luce filtra tra le foglie è simile a quello delle vetrate, con l’aggiunta dell’acqua sotto i propri piedi. È stato una sorta di rito di integrazione. Poi spiegavo loro l’importanza delle mangrovie per la protezione delle coste dagli uragani. Infine raccoglievamo i propaguli per l’installazione artistica». 

Decenni fa, prima del cemento, anche South Beach, la Spiaggia turistica di Miami, era piena di mangrovie: «Mi sono ispirato al reticolato urbano per montare delle griglie di bicchierini trasparenti sulle finestre e sulle vetrine della strada principale», racconta Cortada. «In giorni stabiliti, incontravo i volontari alle 10 del mattino: davo loro il secchio pieno di mangrovie con qualche depliant e loro andavano a chiedere il permesso di installare la griglia ai proprietari delle case e dei negozi. Da esseri umani a esseri umani».

Foto da diverse installazioni del The Reclamation Project. Fonte delle immagini: Xavier Cortada. Tutti i diritti riservati. Riprodotto con il consenso dell’autore

Ottenuto il permesso, i volontari mettevano un propagulo di mangrovia dentro ciascun bicchierino trasparente pieno d’acqua, riportando la natura dove era stata distrutta: «Chiunque passasse da lì era attirato dalla crescita di ogni piantina, la seguiva e iniziava a volersi informare, saperne di più», ricorda Cortada. «All’inizio la gente non voleva partecipare ma pian piano siamo arrivati a 2500 mangrovie in tutta Miami Beach solo nel primo anno». Una volta cresciute, le mangrovie venivano tolte dalla griglia e piantate da ciascun volontario in un luogo ottimale, recitando, dopo la messa a dimora, la formula: «Con la presente reclamo questa terra per la natura». 

«Le persone hanno iniziato a innamorarsi delle mangrovie così come era successo a me e il processo creativo si è mosso con le proprie radici», racconta Cortada. Le installazioni si sono diffuse nel The Bass Museum of Art e nel Frost Science Museum di Miami, quindi nelle università e nelle scuole. Il Museo della Scienza per l’occasione ha creato il Museum Volunteers for the Environment6, un programma di sensibilizzazione ambientale su base volontaria diventato permanente. Anno dopo anno, il progetto si è ampliato fino a raggiungere 10 ettari di riforestazione e a coinvolgere centinaia di migliaia di persone nel processo.

«Lo scopo non era solo di piantare nuove mangrovie, ma di abilitare all’azione, individuale e collettiva, verso il cambiamento climatico: tutti abbiamo il potere di cambiare e se ciascuno si assume questa responsabilità, pianta le proprie radici». Il progetto è ancora in corso: nel 2022 la Cortada Foundation ha pubblicato un toolkit7 per replicarlo in tutto il mondo. «Ci sono scuole a Miami che stanno montando installazioni alle loro finestre», racconta Cortada. «Negli anni si è creata consapevolezza sociale sull’importanza delle mangrovie: sono diventate un simbolo della città, ora sono presenti dentro il Municipio, la sede della Contea, ma soprattutto nelle menti delle persone». 

 

Le mangrovie come barriera costiera vivente

Xavier Cortada è un ecoartista, docente all’Università di Miami. Da decenni realizza progetti di sensibilizzazione al cambiamento climatico che sviluppa con l’omonima fondazione.

The reclamation project

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The Underwater

Scopri l’associazione

Nel 2018, Cortada ha fondato la Underwater Homeowners Association8 per aiutare i concittadini a prendere consapevolezza dell’aumento del livello del mare attraverso dipinti stradali e meeting mensili. L’anno successivo, con il progetto Plan(t) li ha invitati a piantare una mangrovia nel giardino davanti casa con una bandiera bianca a segnare l’altitudine della proprietà immobiliare, così da prepararli all’intrusione dell’acqua salata nelle falde acquifere e incentivare la coltivazione di alberi tolleranti alla salsedine. 

«Non c’è più spazio in questa contea, c’è cemento ovunque: a largo della baia di Biscayne ci sono già dei muri che impediscono alle mangrovie di crescere, ora stiamo piantando nella contea di Broward, a nord», spiega Cortada. 

Il cambiamento climatico causa lo scioglimento dei ghiacciai che aumentano il livello del mare: bastano pochi centimetri in più per provocare, durante un ciclone, mareggiate di diversi metri più lunghe con danni proporzionalmente maggiori. Anche senza uragani, tutta la regione della Florida, dove si trova Miami, è composta da rocce porose che permettono all’oceano di infiltrarsi, creando allagamenti significativi e minacciando falde acquifere e fosse settiche: più le inondazioni si protraggono, più l’inquinamento aumenta e danneggia l’ecosistema, in un circolo vizioso. «Miami avrà molti problemi ecologici nei decenni a venire: occorre creare un esercito di cittadini che capiscano il problema e se ne assumano la responsabilità», sottolinea Cortada. La popolazione dell’area metropolitana di Miami, che comprende tre contee, Miami-Dade, Broward e Palm Beach, è aumentata di oltre 660.000 persone dal 2010 al 2020 (Florida Department Transportation9, 2021), per un totale di oltre sei milioni. «Miami, come Singapore e Dubai, è una città profondamente interessata dai flussi economici globali», spiega Cortada. «La finanza è qui da decenni, l’industria tech sta arrivando». 

Fonte delle immagini: Xavier Cortada. Tutti i diritti riservati. Riprodotto con il consenso dell’autore

Il piano federale da 6 miliardi di dollari che prevedeva la costruzione di un muro di sei miglia parallelo alla costa e alto sei metri lungo la baia di Biscayne, nel cuore finanziario della città, ha trovato un’opposizione trasversale, dagli ambientalisti al settore immobiliare. La prima bozza del nuovo studio di fattibilità con soluzioni basate sulla natura è prevista per il 2025. «Continuiamo con l’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica per una barriera costiera vivente attraverso le mangrovie», sottolinea Cortada. «Da un lato, costa molti soldi sostituire il cemento. D’altra parte, le proprietà che si trovano di fronte al mare non vogliono avere davanti mangrovie. E di certo, continuare a finanziare i combustibili fossili non aiuta a contrastare il cambiamento climatico». Dal 2023, il progetto The Underwater si è ampliato con una serie di installazioni interattive in tutti i 287 parchi della contea di Miami-Dade, in collaborazione con l’amministrazione comunale, la Cortada Foundation e l’università di Miami. 

«L’arte è il sassolino che può fare breccia nell’opinione pubblica, aprire la prospettiva di un modo diverso di pensare e di integrarsi insieme», sottolinea Cortada. «È una cosa molto umana». Come trovare insieme ad altre persone soluzioni per sopravvivere insieme. Prima che sia troppo tardi. 


  1. Sea Level Rise Technical Report (2022). ↩︎
  2. CBS Miami. (2022, September 15). Miami-Dade will be 60% underwater by 2060, warns Univ. of Miami Scientist. ↩︎
  3. U.S. Census Bureau QuickFacts: Miami-Dade Country, Florida. ↩︎
  4. Mazzei, P. (2023, June 22). A 20-Foot sea wall? Miami faces the hard choices of climate changeThe New York Times. ↩︎
  5. Jacksonville District, Miami Dade Back Bay Study Design Charrette. ↩︎
  6. Volunteer with MUVE. (2023, August 16). Frost Science. ↩︎
  7. Cortada, X. (2022). Reclamation Project Toolkit. ↩︎
  8. Cortada, X. (2022, March 22). Underwater HOA – Xavier Cortada. ↩︎
  9. Florida Department of Transportation. ↩︎

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