
Emozioni e sentimenti come insegna l’embodied cognition, sono un ponte tra corpo e mente e tra corpo e corpo. Il ritratto fotografico può raccontarne l’intensità e la trasformazione: rivolto verso gli adolescenti, diventa uno strumento di connessione e ascolto.
«Eravamo in pandemia: tutto sembrava immobile. Ma i ragazzi continuavano a crescere e a provare emozioni intense e contrastanti nonostante il mondo si fosse fermato». Francesca Tilio, fotografa jesina, spinta dal desiderio di raccontare una generazione poco ascoltata e spesso invisibile, quella degli adolescenti, nel 2020 ha deciso di dare il via al progetto Teenagers Of the 21st Century. Una raccolta di centinaia di ritratti di adolescenti che dà voce al loro modo di sentire.

Nata a Jesi (1975), Francesca Tilio è un’artista e fotografa focalizzata sugli esseri umani. Ha esposto a Londra con Les Bonnes e vinto il premio Camera d’Oro a Torino con ME². Il suo Pink Project, sostenuto da grandi testate e dalla LILT, è una mostra itinerante per la lotta al tumore al seno. Finalista in prestigiosi premi fotografici, ha ricevuto riconoscimenti per LINK e The QuaranTEEN Project. Dal 2023 coordina Acca Fotografia. Il suo progetto Adolescenti del XXI° secolo si è evoluto in mostre, pubblicazioni ed esperienze didattiche in Italia e all’estero.
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Ma cosa è un’emozione? Secondo la teoria dell’Embodied Cognition, il modo di sentire e comprendere il mondo è inscindibile dalla dimensione corporea: le emozioni non esistono senza le reazioni fisiologiche che le accompagnano. Non sono entità fisse, ma processi in continua evoluzione, che cambiano nel tempo e si trasformano in base al contesto e alle esperienze vissute. Se paura, gioia, ansia o desiderio si manifestano nel battito del cuore, nella tensione dei muscoli o nel calore del viso, è possibile catturare questi stati in una foto? Fermare in uno scatto qualcosa che per sua natura è in continuo divenire?
I sentimenti che ci accendono
Nel dibattito contemporaneo sulla cognizione1, la teoria dell’embodied cognition ha dimostrato che il corpo e la mente formano un sistema unico e interconnesso. Le stesse emozioni non esistono senza una dimensione fisica: il corpo e l’ambiente circostante ne influenzano l’intensità e la qualità. Il neuroscienziato Antonio Damasio distingue nettamente emozioni e sentimenti. Le prime sono “rivolte verso l’esterno”2: reazioni biologiche spontanee, scatenate da stimoli esterni come il battito cardiaco accelerato nella paura di una minaccia o la tensione muscolare nella rabbia di un affronto. I sentimenti, invece, sono rivolti “verso l’interno” e nascono quando il cervello interpreta queste risposte corporee, trasformandole in un’esperienza consapevole.
Il cervello “costruisce”, infatti, le emozioni a partire dai segnali provenienti dal corpo, che vengono continuamente aggiornati3, mediati sia dai “circuiti virtuali”4, ossia i meccanismi neurali di rappresentazione corporea, sia dal «flusso sanguigno, che permette agli ormoni e ad altri peptidi di sostenere stati d’animo di sottofondo»5.
Nel 2013 la Bodily maps of emotions6 di centinaia di volontari di popolazioni diverse ha dimostrato l’esistenza di pattern di attivazione fisiologica caratteristici, clusterizzabili in mappe topografiche del corpo, che si accendono e spengono in base all’emozione provata. Quando siamo felici, ad esempio, il nostro corpo si accende e si illumina in ogni sua parte e cellula. Quando siamo tristi, si spegne. Quando siamo arrabbiati, c’è una forte attivazione nelle braccia e nella testa. E quando siamo in ansia, ci attiviamo soprattutto nel petto e nello stomaco. Le emozioni aiutano, quindi, a percepirsi come esseri vivi e in costante interazione con ciò che ci circonda e che cambia costantemente. Mutano insieme all’ambiente e a noi. Ascoltarle, poi, ci guida nella comprensione dei nostri sentimenti e, parafrasando Damasio, «troveranno la loro compiutezza soltanto con l’avvento di un senso di sé»7.
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Lo scatto dell’adolescenza
Questa visione trova una sorprendente eco nel progetto fotografico Teenagers of the 21st Century, dove Tilio ha rivolto l’obiettivo verso gli adolescenti, per catturare le loro espressioni e le loro emozioni più autentiche. «Sono stata un’adolescente infelice, per questo desidero ascoltarli e incontrarli nella complicità dello scatto, nella potenza del ritratto» afferma. «Osservare l’espressione di un’emozione», infatti «significa anche simularla internamente»8 come sostiene il neuroscienziato Vittorio Gallese. Siamo in grado di comprendere l’emozione dell’altro perché la riviviamo attraverso gli stessi circuiti neurali su cui si fonda la nostra esperienza in prima persona di quell’emozione. Ed è proprio ciò che Francesca Tilio fa ogni volta che entra in relazione con il soggetto delle proprie foto.
Il ritratto diventa il risultato di un’interazione tra la fotografa e «quel magma indistinto, improprio e fluttuante che è tipico di chi ha sedici anni».
Un momento di scambio in cui il corpo, attraverso la postura, il gesto, l’espressione, racconta qualcosa che le parole spesso faticano a esprimere. «Mi interessa cosa indossano e come lo fanno, come si muovono, i gesti, gli sguardi, la paura o la sfrontatezza di posare di fronte all’obiettivo» spiega. «Tento ogni volta di trovare un punto di contatto che mi permetta di arrivare al ritratto. Ogni volta, infatti, incontro persone che non conosco e devo, in qualche modo corteggiarle, far sì che si affidino a me nelle parole, nelle pose e in quello che do loro come indizio per poterle interpretare» continua Tilio che, per il progetto e il suo nome, si è ispirata al grande lavoro di August Sander9. Il fotografo tedesco nel Novecento realizzò un’ampia raccolta di ritratti per catalogare l’umanità del suo tempo, fotografando soggetti di ogni ceto sociale, catturando persone che lavoravano in banca, artiste e artisti circensi, contadini e famiglie e persino cadaveri. «Ho adorato People of the 20th century, che è una vera e propria enciclopedia dell’umanità per immagini e ho deciso che avrei provato a fare altrettanto per l’adolescenza»: una categoria che non può essere divisa in sottocategorie perché è già di per sé un archetipo e un periodo della vita fugace ed effimero in cui tutto cambia da un giorno all’altro.
Questa è la cosa affascinante per Tilio: «attraverso lo scatto, vorrei quasi afferrarli in questo momento così veloce».
Dopo le prime foto realizzate a Jesi, dove Teenagers of the 21st Century è nato per raccontare l’adolescenza durante il periodo pandemico, il progetto si è espanso e ha attraversato i confini nazionali, portando la fotografa a documentare l’adolescenza in Francia10, a Caen, e in Germania, a Waiblingen, passando per Bologna e Palermo e organizzando ogni volta una mostra di restituzione pubblica. «La mia è una ricerca sociale ma allo stesso tempo è la possibilità di dare loro visibilità, di ascoltarli in una maniera profonda» spiega.
Ritrarre il cambiamento
«Ogni volta che lavoro con qualcuno per ritrarlo non è mai solamente il frutto della mia immaginazione: parto con un’idea ma poi si decompone e muta insieme alla persona che ho davanti. Non ho a che fare con un paesaggio naturale ma con un essere umano e, quindi, con le emozioni e i sentimenti, con la parola, con il silenzio e con il non-detto» racconta Tilio.
L’obiettivo non è ritrarre qualcuno per come è in modo definitivo—«un’impresa impossibile, dato che ognuno di noi è un insieme mutevole di sfumature» ribadisce Tilio—ma restituire un frammento significativo di ciò che sono gli e le adolescenti.
Ogni immagine del progetto è, infatti, il risultato di una scelta consapevole, guidata dall’impatto emotivo della fotografa più che dalla ricerca di un’aderenza alla realtà. «Ogni volta che torno a casa, ho venti scatti digitali di ogni persona e seleziono quello che mi restituisce qualcosa» spiega Tilio. In questo senso, la fotografia diventa uno strumento di racconto, soprattutto per gli e le adolescenti, perché offre loro non una rappresentazione oggettiva di sé, ma uno spazio di riflessione e interpretazione, un mezzo per esplorare la propria identità attraverso lo sguardo dell’altro.
Ci sono, poi, persone che sono più timide davanti all’obiettivo e persone che sono più sfrontate e desiderose di essere fotografate, per una differenza culturale o caratteriale ma quasi tutte, quando il progetto viene restituito alla comunità con una mostra finale, si sentono viste. Come afferma Tilio, «la potenza del progetto la capisci quando il ragazzo o la ragazza si vede in un manifesto attaccato a un muro. In quel momento avviene l’attestazione della sua importanza».
Oltre a scattare le fotografie, per Teenagers Of the 21st Century, in Italia e in Germania, Tilio ha chiesto ai giovani di lasciare un pensiero anonimo su come si sentono e cosa immaginano per il loro futuro, sulle loro paure e sui loro desideri, come se fosse una pagina di un diario. «Ci sono tratti comuni a tutti gli adolescenti che ho incontrato: l’ansia della scuola, della prestazione, il non sapere cosa fare per il proprio futuro. Alcuni dicono di essere molto legati alla famiglia mentre altri scrivono che i propri genitori non sanno nulla di loro. Sono molto altalenanti e nella stessa pagina o, addirittura, riga, scrivono dei concetti che si contrappongono. Ma sono contenta» sottolinea Tilio «quando vedo gli adulti leggere i loro pensieri e stupirsi della profondità dei loro sentimenti». Chi è adolescente viene spesso descritto come svogliato, immerso nel telefono, disinteressato al mondo che lo circonda, ma la realtà è ben più complessa e il progetto ha la capacità di ribaltare la prospettiva.
La fotografia che per Tilio rappresenta l’adolescenza come archetipo è quasi “sacrale” perché piramidale: un gruppo di adolescenti rivolti verso l’alto, lo sguardo proiettato verso un futuro incerto, mentre una ragazza fissa direttamente l’obiettivo, stabilendo un contatto con chi osserva. «La foto l’ho scattata mentre ero in Francia e mi sembra che contenga un sacco di elementi simbolici. È un’immagine che ti rimanda al sogno, evocativa, ma allo stesso tempo è un sacco concreta». La diversa provenienza delle persone aggiunge, poi, un ulteriore piano di lettura alla scena, rendendola universale così come l’essere adolescente. Un processo vivo in cui le emozioni esplodono e i sentimenti si elaborano a fatica, sottoposti a numerosi stimoli ambientali, difficili da elaborare con chiarezza. La staticità apparente e la trasformazione continua riflettono, allora, il processo stesso della crescita. La foto cerca di raccontarlo, sfuggendo anch’essa ad una oggettività imperturbabile.
Non a caso, Teenagers of the 21st Century ha visto i suoi primi scatti davanti a un albero di Ligustro giapponese, sotto casa di Tilio: un albero che muta con le stagioni e che, così come le emozioni degli adolescenti del 2020, si trasformava di foto in foto. Non si poteva fissare, ma solo offrire come racconto per riconoscersi ed essere riconosciuti.
La storia di cui parla questo articolo è stata individuata utilizzando un tool di intelligenza artificiale, Asimov, sviluppato da ASC 27 appositamente per Mangrovia. Il tool ci ha aiutato a scoprire la storia, ma il resto del contenuto che leggi e vedi è il risultato di processi creativi e sensibilità umane, e non è in alcun modo generato dall’intelligenza artificiale. Ecco perché usiamo l’intelligenza Artificiale in redazione!
- La nostra capacità di conoscere, apprendere e valutare la realtà circostante. ↩︎
- Damasio, A., R. (1999). The Feeling of What Happens. Body and emotion in the Making of Consciousness; trad. it. Emozione e coscienza, Adelphi, Milano 2000, pp. 52-53. ↩︎
- Ibidem. ↩︎
- Sono definiti “virtuali” perché non esistono come strutture fisiche fisse, ma si formano dinamicamente in base alle necessità del momento. ↩︎
- Colombetti, G., & Thompson, E. (2008). Il corpo e il vissuto affettivo: verso un approccio «enattivo» allo studio delle emozioni. Rivista Di Estetica, 37, 77–96, p. 38. https://doi.org/10.4000/estetica.1982. ↩︎
- Nummenmaa, L., Glerean, E., Hari, R., & Hietanen, J. K. (2013). Bodily maps of emotions. Proceedings of the National Academy of Sciences, 111(2), 646–651. https://doi.org/10.1073/pnas.1321664111 ↩︎
- Damasio, A., R. (1999). The Feeling of What Happens. Body and emotion in the Making of Consciousness; trad. it. Emozione e coscienza, Adelphi, Milano 2000, pp. 52-53. ↩︎
- Guerra, M. (2020). The empathic screen: Cinema and Neuroscience. ↩︎
- Sander, A. (1986). August Sander : Citizens of the Twentieth Century: Portrait Photographs 1892-1952. ↩︎
- https://www.youtube.com/watch?v=BwFi0Xled1g&t=11s ↩︎