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Il sentimento tra le note

La musica cambia ma le emozioni restano protagoniste

Marta Abbà
una storia scritta da
Marta Abbà
 
 
Il sentimento tra le note

Tra le righe di uno spartito musicale si legge come si sentono gli autori ma anche come sta il mondo. Anita Abirascid, Bryan Kevin (BK) Pepper e Cecilia Mezzi concordano: il sentimento detta il tempo, non viceversa.

Nel pop, si celebra la quotidianità e la bellezza nelle piccole cose. Nel rap e nel trap, si esprimono la necessità di ribellione e la rabbia per ciò che avviene nel presente, ma entrambe sono dettate da una potente voglia di cambiamento. Vige un palpabile senso di appartenenza e di lotta all’emarginazione in cui trovano spazio anche «nuovi trend come la fragilità maschile, prima d’ora taciuta». Questa è la distribuzione dei sentimenti nella musica del 2025 vista da Anita Abirascid.

Anita Abirascid, cantautrice che mescola introspezione e realtà, scrive testi capaci di raccontare emozioni profonde e storie autentiche. La sua musica, influenzata da sonorità R&B e trap, nasce dal desiderio di connettersi con chi ascolta, creando un universo in cui sentirsi compresi e liberi di essere se stessi.

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Questa cantautrice italiana è oggettivamente giovane, ma non chiamatela emergente. Nel panorama musicale attuale, infatti, questo concetto dal suo punto di vista ha ben poco senso, visto che i cosiddetti artisti “emergenti” sono poi quelli che vengono più ascoltati e più acquistati.

I sentimenti che connettono

Numeri a parte, di fan e di vendite, dal punto di vista dei sentimenti il mondo della musica è sempre vario e accogliente, si è solo spostato in modo compatto sul presente. Una scelta di sensibilità, forse, o più che altro l’effetto di un inevitabile cambio generazionale indotto dall’avanzata età di chi ha dominato incontrastato negli ultimi decenni e che oggi suona anacronistico. «Negli anni Settanta alcune canzoni e alcuni testi avevano un forte significato rivoluzionario, quelli di Raffaella Carrà in primis, ma oggi non sono più adeguati a esprimere il sentimento che prevale nel presente» osserva Abirascid. Con la stessa lucidità coraggiosa e la stessa voce di cantautrice poi commenta il fenomeno del K-pop1, impossibile da ignorare ma che considera un caso a sé. «Non mi piace ma è sincero, si dichiara e non finge di essere altro. I suoi personaggi surreali sono esplicitamente costruiti ed eccessivi, vivono isolati apposta e vengono allevati per essere così» racconta, per poi passare a spiegare il suo concetto di musica, ben legato al sentimento.

«Da sempre è un linguaggio che uso con me stessa per far emergere e poter elaborare e esorcizzare quello che sento – afferma – ma serve anche a connettermi con gli altri e a connettere gli altri tra loro».

“Canale di trasmissione”, “carburante per cambiare e agire”: la musica di Abirascid è intrisa soprattutto di sofferenza, tristezza e rabbia. «Provo piacere nell’avere emozioni, qualsiasi esse siano, perché mi permettono di capire meglio me stessa e crescere. E magari ciò che trasmetto aiuta anche altri», spiega.

«La sofferenza può diventare un inchiostro per trasmettere cambiamento».

I chiaroscuri della tecnologia

Via libera ai propri sentimenti anche nella musica di Bryan Kevin (BK) Pepper, tranne quando compone per il cinema o il teatro.

Bryan Kevin (BK) Pepper, compositore e produttore irlandese noto per il suo lavoro diversificato tra cinema, teatro e musica da concerto. Il suo album di debutto Territories (2020) contiene registrazioni da luoghi iconici come Abbey Road, mentre i suoi prossimi progetti includono la colonna sonora del film Swing Bout (2024) e il nuovo album Pagan, registrato con l’Orchestra Sinfonica Nazionale Ceca, che uscirà nel 2025. BK continua a spingersi oltre i confini creativi, collaborando con le migliori orchestre, direttori e musicisti di tutto il mondo.

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In quel caso, prevalgono quelli dei personaggi protagonisti in ogni scena, altrimenti «scelgo un approccio istintivo e lascio che siano le mie emozioni a guidarmi in modo naturale, qualsiasi cosa ne nasca. Questo mi aiuta a esplorare e a comprendere meglio i miei sentimenti, cosa che a volte trovo impegnativa».

Dividendosi tra cinema, concerti e teatro, infatti, Pepper nella sua carriera ha imparato ad aprire e chiudere il rubinetto delle emozioni proprie e altrui, ma resta convinto che «il sentimento nella musica è tutto e lo sarà sempre. Ciò che si evolve è il modo in cui viene trasmesso e che spinge alcuni artisti a concentrarsi di più sul catturare rapidamente l’ascoltatore».

Pepper parla di «musica fatta su misura per essere consumata a morsi sui social media» dove le lunghe introduzioni e le costruzioni graduali sono diventate rare e meno importanti.

«La tecnologia, d’altronde, plasma la musica da sempre, detta la durata dei brani e i trend di ascolto, ma non i sentimenti che essa esprime».

«Le emozioni di base rimangono senza tempo», precisa. «E la tecnologia offre a volte delle opportunità interessanti, ma può anche rendere la vita dei musicisti difficile, come è accaduto con lo streaming». Secondo Pepper oggi è impossibile essere solo un musicista: bisogna diventare anche produttore e considerare pro e contro della tecnologia senza farsi prendere (o sentirsi derubato) dal sentimento. Si rischia altrimenti di non vedere lati positivi come la facilità nel «registrare e pubblicare un brano dalla propria camera da letto, una cosa straordinaria».

L’ascesa dell’intelligenza artificiale lo terrorizza e lo esalta allo stesso tempo, e ammette: «sono stato lento ad adottare l’AI nella mia musica e non credo che lo farò presto».

«Fare musica è una cosa che mi piace troppo per darla via a una macchina. È qualcosa di profondamente umano, e non importa quanto cambi l’industria, questo non sparirà».

Il sentire tra confini e religioni

Vulnerabilità, fiducia, amore, rabbia, avidità, felicità, dolore. Tutto ciò c’è, c’è stato e ci sarà ancora nella musica, perché secondo Pepper non è che il riflesso dell’intera gamma di sentimenti umani. A evolvere sono loro stessi, ma non per via della tecnologia, degli algoritmi e di scelte umane: evolvono plasmandosi alle nuove forme che strutture e norme sociali impongono in ogni epoca e contesto. Questo ovviamente vale per gli artisti che, come Pepper, scelgono di affrontare temi che mettono in discussione il modo in cui percepiamo e definiamo il nostro posto nel mondo. Nel suo album del 2020, Territories, per esempio, aveva esplorato il concetto di confine e come le linee sulle mappe creino un senso di proprietà e stabiliscono chi appartiene a un luogo, dando forma alle identità e approfondendo le divisioni. «La mia musica tende sempre ad avere una strana miscela di malinconia speranzosa, a prescindere dal tema», confessa. «Questi sentimenti si ritrovano anche nel nuovo album intitolato Pagan. L’influenza delle norme sociali resta al centro ma stavolta esploro le religioni il loro posto nella società moderna, aggiungendo un elemento visivo, di cui sono davvero entusiasta: è un’opportunità per esprimere ulteriormente i sentimenti dietro alla mia musica».

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Quando i sentimenti sfilano

La compenetrazione tra suoni e immagini per Pepper è una sperimentazione personale, ma c’è un intero settore che li fa confluire da anni nelle proprie sfilate, trasformandole in spettacoli: la moda. A tendere l’orecchio alle note, mentre tutti gli occhi sono puntati sulle nuove collezioni è Cecilia Mezzi.

La sua attenzione per l’utilizzo della musica nel mondo fashion è di origine accademica, ne ha fatto un vero e proprio oggetto di studio, domandandosi quali fossero i sentimenti emergenti e perché. Con lei si può chiudere gli occhi e percepire cosa sentono i più noti stilisti. «Valentino è stato sempre uno dei brand più fedelmente allineati al sentiment legato a narrative di guerra, fino all’arrivo del nuovo direttore creativo2», racconta.

«Molto dipende infatti da quanto il singolo lascia che dinamiche sociopolitiche impattino sulla propria prospettiva e sull’emozione del lavoro che produce».

Il sentimento della parte musicale della moda resta molto legato all’individuo, forse più ancora che le creazioni di moda stesse, comunque “costrette” a ubbidire al brand che le rende note in tutto il mondo. Ciò lo dimostra anche il caso Dior, dove secondo Mezzi solo le collezioni menswear sono allineate con sentiment a livello sociopolitico, mentre quelle womenswear e couture per nulla: hanno due diversi direttori creativi, Kim Jones e Maria Grazia Chiuri, e ciascuno lascia trasparire anche nella soundtrack i propri sentimenti.

Il sentiment musicale nelle sfilate

«In generale c’è attenzione alle dinamiche collettive e alle conseguenze che queste hanno a livello individuale, ma esistono tante maniere con cui si può manifestare vicinanza rispetto a quello che ci sta a cuore, a volte anche senza nemmeno saperlo», spiega Mezzi.

Cecilia Mezzi, educatrice, scrittrice e ricercatrice londinese specializzata nelle intersezioni tra analisi dei dati e storytelling. Come docente associato alla Central Saint Martins, insegna Storytelling Studies e contribuisce ai programmi accademici del London College of Fashion e della Ravensbourne University. La sua formazione e il suo percorso professionale sono guidati dall’obiettivo di perseguire legami tra l’analisi dei dati e la costruzione del mondo.

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Nei suoi studi ha incontrato i sentimenti più vari, tra speranza, tensione, gioia, nostalgia, disgusto… è difficile stabilire cosa di volta in volta prevalga, ma «si avverte una diminuzione di complessità».

Usando la piattaforma Spotify API, si è dedicata al data mining ben sapendo che non è una scienza esatta: «Osservare variazioni di sentiment è come decifrare fronti meteorologici. Le aree geografiche possono infatti avere un impatto nel momento in cui iscrivono un contesto sociopolitico. Lo ha fatto notare bene Cameron Raymond analizzando ciò che è accaduto durante la pandemia3: ogni volta che una nazione andava in lockdown, gli utenti tendevano ad ascoltare musica più triste, a livello collettivo». Anche in altre occasioni, Mezzi ha notato che il contesto geopolitico «impatta specialmente quando il contesto locale ha l’impressione ed illusione di essere globale, ma le dinamiche di causa ed effetto raramente sono lineari. Solo in pochi casi esiste una dinamica causale, per il resto è più un telefono senza fili in cui le informazioni vengono filtrate, condivise, censurate e amplificate. Questo remix ricorda più la tradizione orale che i media lineari».

Guidata dai sentimenti, Mezzi si è trovata a riflettere anche su quanto il concetto di “gusto” sia unicamente o meno intrinseco nella nostra personalità o possa essere anche influenzato dal contesto sociale e geografico. Si è poi chiesta perché tendiamo tutti ad ascoltare musica allineata alle nostre emozioni. «Si potrebbe pensare che sia controproducente, ma la musicoterapia indica che è molto più efficace assecondare le nostre emozioni, serve a raggiungere uno sfogo emotivo, una catarsi».

«Permettersi di provare un sentimento negativo, non significa per forza crogiolarsi nella negatività, a volte è un modo per cercare di sopravvivere».

 
  1. Per chi vuole approfondire il mondo K-pop e il suo impatto sulla società, The rise of K-pop, and what it reveals about society and culture. (2024, October 6). Yale News. https://news.yale.edu/2023/08/21/rise-k-pop-and-what-it-reveals-about-society-and-culture https://news.yale.edu/2023/08/21/rise-k-pop-and-what-it-reveals-about-society-and-culture ↩︎
  2. Un mix musicale della maison Valentino https://open.spotify.com/playlist/7IMrGitoC31bUMul6U8lWZ?si=EfyFJnWJSG6W_d1QQubM1A ↩︎
  3. L’analisi di Raymond Cameron sulla musica durante la pandemia di Covid-19, Raymond, C. (2021, March 27). How COVID-19 has Changed our Music Listening Habits. Cameron Raymond. https://cameronraymond.me/blog/covid-music/ ↩︎

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