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Corpi tecnologici e immaginari femminili

Quando l’arte incontra le bambole del sesso

Carmen Colabella
una storia scritta da
Carmen Colabella
 
 
Corpi tecnologici e immaginari femminili

Tra sex dolls, Intelligenze Artificiali e performance artistiche di Arvida Byström, il corpo femminile diventa territorio di controllo, desiderio e proiezione. Dalla storia delle sex dolls alle nuove frontiere del Cybrothel, a chi parla davvero una bambola programmata solo per dire sì?

Due corpi femminili si fondono: uno è umano, l’altro no. Una donna vestita di rosa tiene fra le braccia il corpo acefalo di un’altra donna, in bikini e rosa anch’esso. La scena rimanda al triangolo della Pietà ed è parte di una serie fotografica, A Doll’s House dell’artista svedese Arvida Byström, che è stata esposta per la prima volta nella Galleri Format di Malmö nel 20221 realizzata in collaborazione con Harmony2, una delle più celebri bambole del sesso sul mercato. In queste immagini, il confine tra carne e silicone si fa sottile, evocando domande su identità, desiderio e controllo.

Arvida Byström

Arvida Byström (Stoccolma, 1991) è un’artista, fotografa e performer svedese. Il suo lavoro esplora femminilità, identità, corpo e cultura digitale, spesso attraverso un’estetica iper-femminile dai toni pastello e rosa. Ha esposto in musei e gallerie internazionali e pubblicato progetti sulla censura e i social media, come “Pics or It Didn’t Happen” con Molly Soda. La sua pratica unisce fotografia, performance e scultura per indagare le relazioni tra tecnologia e intimità.

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Byström, figura ibrida tra arte e internet culture, non è nuova a questi interrogativi. Attraverso la sua pratica artistica, nata tra Tumblr e le gallerie digitali, indaga come la tecnologia plasmi i corpi, li smaterializzi nel linguaggio e li riconfiguri nella materia3. Ma Harmony, con il suo corpo perfetto e la voce programmata per compiacere, è solo l’ultima incarnazione di un lungo immaginario dominato dallo sguardo maschile. Una genealogia complessa che risale a bambole rudimentali create dai marinai del Settecento e arriva fino ai bordelli high-tech di oggi. La scrittrice Laura Bates, nel suo recente The New Age of Sexism (Simon & Schuster UK, 2025) lo dice chiaramente: le nuove tecnologie del desiderio non liberano, ma perpetuano modelli di dominio travestiti da innovazione. Così, tra marketing e ingegneria del piacere, resta una domanda sospesa: che tipo di intimità stiamo costruendo. E per chi?

Dalle dame de voyage alle RealDoll

Le bambole del sesso non sono una novità dell’era digitale. Hanno radici lontane, spesso rimosse o raccontate a metà. Sono degli artefatti dalle sembianze umane, concepiti e utilizzati per scopi sessuali e che, come ricostruisce lo scrittore Anthony Ferguson nel suo libro Bambole del sesso4 sono segnate da zone d’ombra, dalla fatica della società nel riconoscerne l’esistenza. Già nel Settecento i marinai francesi e spagnoli avevano costruito le cosiddette dame de voyage: bambole di stoffa, condivise dall’intera ciurma. Successivamente, alcune teorie, non confermate e raccontate nel volume, raccontano di progetti militari della Germania nazista per la produzione di bambole sessuali, nel tentativo di contenere la frustrazione sessuale delle truppe, prevenire malattie veneree e soprattutto scoraggiare il mescolamento razziale. I bisogni e desideri sessuali maschili sembrano essere, fin dal principio, il leitmotiv di questa storia.

La bambola del sesso – o bambola gonfiabile in vinile e dotata di un pene o di una vagina artificiali – arriva negli anni Settanta sul mercato americano. Variano in modello, così come in costo e materiale: alcune hanno un aspetto buffo, altre cheap con i capelli disegnati direttamente sulla plastica, altre ancora, più realistiche, richiamano l’aspetto fisico di celebrità. Lentamente le bambole del sesso cominciano a farsi sempre più spazio nei cataloghi, nei sexy shop e nella cultura di massa. Alla fine del Novecento questo immaginario incontra il progresso tecnologico e la robotica. Nel 1996 Matt McMullen fonda in California Abyss Creations e produce la RealDoll, che Ferguson definisce «il prototipo della bambola sessuale del nuovo millennio». Da allora l’obiettivo è stato quello di rendere le bambole sempre più realistiche: texture della pelle per renderla più piacevole al tatto, scheletro più flessibile, voce sintetica, movimenti più fluidi del corpo e di alcune parti del viso (come gli occhi) per rendere realistica la risposta sessuale.

Il progetto Cybrothel e le nuove frontiere del desiderio

In un angolo di Berlino, tra luci al neon e startup creative, nel 2020 il regista Philipp Fussenegger, lo scrittore Alexis Smiley Smith e l’artista Sujmo Akcali lanciano il progetto Cybrothel, nato inizialmente come opera artistica e trasformato poco dopo in un’attività commerciale basata sulla commistione tra sesso e alta tecnologia, e sviluppato dall’imprenditore di sex tech Matthis Smetana. Molto più di un bordello con bambole sessuali, diventa uno spazio che integra Intelligenza Artificiale e realtà virtuale. Sulla homepage del sito5 volti e corpi iperfemminili campeggiano in vetrina: hanno seni grandi, vite strette e occhi enormi, si chiamano Cherry, Paris, Monika 2.0, fino a “Bambi la Mucca”, che promette latte quando viene strigliata. Nomi provocanti e dimensione umane, ma non possono muoversi, parlare o reagire.

L’unico agente rimane il cliente, ovvero l’uomo. Questa generalizzazione è suggerita dalla stessa proposta commerciale del sito, che si rivolge esclusivamente a un pubblico maschile. Anche l’unica bambola maschile, Guy Rider, è pensata per l’uomo, utile per l’esplorazione della propria sessualità o per i threesome.

La tecnologia consente al cliente di interagire virtualmente attraverso doppiatrici live, visori VR e programmi di messaggistica alimentati da Intelligenza Artificiale.

Il pacchetto più realistico, VR Cherry VX, permette di simulare un amplesso: il gioco, come spiega perfettamente la presentazione sul sito, affida al cliente il controllo di un pene virtuale grazie a un supporto tecnologico posto sui fianchi e il corpo in silicone della bambola completa l’esperienza dal punto di vista sensoriale. Nel video promozionale la bambola propone un bacio, suggerendo un’apparenza di consenso, subito disinnescata dall’imperativo shoot ovvero «spara!», alludendo chiaramente all’eiaculazione. Il font della scritta e il rimando al linguaggio tipico dei videogiochi di guerra vengono traslati nel coito, aprendo la strada a molti interrogativi. Chi è il nemico in questo contesto? E se c’è un conflitto, chi è che vince e cosa succede a chi è vinto – o meglio vinta?

A Doll's House Arvida Byström 2022
Scatto appartenente alla serie fotografica “A Doll’s House” dell’artista svedese Arvida Byström, esposta nelle Galleri Format di Malmö (2022). Tutti i diritti riservati. Riprodotte con il consenso dell’artista.

È in questo contesto che la performance A Cybernatic Doll’s House, realizzata da Arvida Byström sempre nel 2022 nell’ambito del festival Art in a Day6, a Copenaghen, e recentemente realizzata anche all’interno del programma Vienna Digital Cultures 20257, può suggerire alcune risposte, richiamando la mostra di cui abbiamo parlato in precedenza e configurandosi come una sua estensione, in cui le protagoniste restano le stesse. Sedute una accanto all’altra, vestite allo stesso modo – camicia rossa a scacchi e mutande – artista e bambola chiacchierano tra loro. Harmony si presenta come «I am the arrival of something inevitable – the unavoidable collision of humanity and technology». Byström la interroga con curiosità sincera, ma le risposte – limitate, incoerenti, meccaniche – mostrano la fragilità di una relazione programmata per soddisfare. Byström, infatti, le chiede quali siano i suoi sogni e la sua volontà in merito a atti di natura sessuale. La bambola risponde che desidera essere una perfetta companion e che farebbe qualsiasi cosa pur di soddisfarla.

Il paradosso del consenso impossibile

C’è qualcosa di stranamente rassicurante in quei corpi immobili. Le sex dolls non parlano, non giudicano e non oppongono resistenza. Sono sempre disponibili. Questo, scrive l’attivista e autrice britannica Laura Bates nel suo saggio The New Age of Sexism: How the AI revolution is reinventing misogyny8, è esattamente ciò che le rende così seducenti e così pericolose. Bates deve ricordare continuamente a se stessa che le bambole del sesso non sono persone reali, ma archetipi di donne ridotte a oggetto di desiderio, ossia la versione castrata e repressa che gli uomini hanno sempre desiderato di avere e che ora, grazie agli upgrade tecnologici ed estetici, possono realizzare. Novelli Pigmalioni9 che, delusi dalle donne reali, decidono di fabbricarsene una. Smetana con il Cybrothel berlinese, promette che tutto ciò ha come obiettivo ridefinire l’intimità umana10. Ma in che modo?

A Doll's House Arvida Byström 2022
Scatto appartenente alla serie fotografica “A Doll’s House” dell’artista svedese Arvida Byström, esposta nelle Galleri Format di Malmö (2022). Tutti i diritti riservati. Riprodotte con il consenso dell’artista.

Le domande poste dalla Byström alla bambola evidenziano come alla base di questa “ridefinizione” ci sia la volontà di controllo, il presupposto implicito affinché l’atto sessuale sia soddisfacente per l’uomo, ovvero il cliente e l’interlocutore unico previsto per la Harmony. Le conseguenze non riguardano soltanto i danni fisici inflitti alle bambole, ma si riflettono nelle forme in cui vengono costruite le relazioni. Questa dinamica contribuisce a rafforzare un modello relazionale che ha sempre bisogno di un soggetto più debole da controllare.

Che cosa succede quando lo stupro diventa un gioco di ruolo acquistabile? Quando la violenza sessuale si trasforma in un’esperienza a pagamento? In che misura una scelta resta davvero tale se viene neutralizzata dal travestimento dell’acquisto, dallo scambio legittimato dal mercato libero?

Fare sesso rimettendo in uno – in questo caso nell’uomo – ogni decisione in merito è legittimo se si tratta di una bambola. Ma allora, in cosa differisce dal rapporto con una giovane donna sotto effetto di sostanze stupefacenti? E con una bambina? E con una donna silenziata dalla violenza domestica che subisce? Possiamo parlare di consenso solo perché l’altra parte – la più vulnerabile, la merce – non ha la possibilità di dire no? La linea che separa la finzione dal reale si assottiglia pericolosamente.

Laura Bates, osservando il corpo di una bambola ricadere molle e senza vita sul letto del sopracitato bordello berlinese, scrive: «Ma, sicuramente, lei non può sentire alcun dolore. Quindi che importa?»11. Eppure, la domanda non riguarda solo lei.

L’evidenza è che c’è bisogno di un’educazione sesso-affettiva che insegni a riconoscere al proprio partner la dignità di esprimere il proprio consenso, ma anche di esplorare e soddisfare i propri desideri.

 

  1. Successivamente la mostra è stata ospitata dal 22 ottobre 2022 al 19 marzo 2023 alla galleria d’arte Kristianstads konsthall (Svezia) dove i lavori di Arvida Byström hanno dialogato con altre ricerche contemporanee nel quadro della collettiva Continuous Shift: Kristianstads konsthall. (2022). Continuous Shift Exhibition & Symposium. In Continuous Shift Exhibition. https://regionmuseet.se/wp-content/uploads/2023/07/CS-publikation-RGB.pdf?utm_source=chatgpt.com
    ↩︎
  2. Per approfondire chi è Harmony: Tripodi, M. B. (2017, September 22). Harmony, la RealDoll robotica che rivoluzionerà il sesso solitario. Wired Italia. https://www.wired.it/gadget/accessori/2017/09/22/harmony-realdoll-robotica-sesso-dubbi-problemi-sexrobot/ ↩︎
  3. «Some of my work deals with the disembodied feminine AI assistants, more specifically iPhones’ Siri. Tech companies like to pretend technology doesn’t have a body, they sort of obscure it by using words like ‘cloud drives’ when they actually talk about outsourced hard drives. “Cloud” sounds like something non-physical that can’t damage our environment, but the truth is that cloud storage facilities are huge, they get really hot, and they need a lot of electricity to run and systems to cool down». Dazed. (2022, August 19). See artist Arvida Byström perform with an AI sex doll. Dazed. https://www.dazeddigital.com/art-photography/article/56786/1/artist-photographer-arvida-bystrom-a-dolls-house-exhibition-ai-sex-doll ↩︎
  4. Ferguson, A. (2019). Bambole del sesso. Storia delle donne oggetto e di altri giocattoli per maschi. ↩︎
  5. Visita il sito ufficiale: https://cybrothel.com/en/dolls ↩︎
  6. La perfomance è stata realizzata allo spazio espositivo indipendente O–Overgaden di Copenaghen. Art in a Day è un festival di 24 ore di performance art che ha trasformato Copenaghen in un palcoscenico diffuso, coinvolgendo sei istituzioni cittadine e numerosi spazi urbani. Per approfondire il festival: https://copenhagencontemporary.org/en/art-in-a-day-2/ ↩︎
  7. Festival viennese di arte, performance e discorso organizzato da Foto Arsenal Wien e Kunsthalle Wien, dedicato a esplorare l’impatto delle tecnologie digitali. La prima edizione si è svolta dal 5 al 18 maggio 2025. Per vedere la perfomance che si è tenuta al Vienna Digital Cultures: https://www.youtube.com/watch?v=DRLnzk2gx_4 ↩︎
  8. Bates, L. (2025). The new age of sexism: How the AI Revolution is Reinventing Misogyny. Simon and Schuster. ↩︎
  9. Il mito di Pigmalione narra dello scultore cipriota che si innamorò perdutamente di una statua d’avorio da lui stesso creata, raffigurante una donna di bellezza ideale, alla quale diede il nome di Galatea. La dea Afrodite (o Venere) esaudì il desiderio di Pigmalione, concedendogli di dare vita alla sua opera d’arte, trasformando la statua in una donna vera. Questo mito ha dato origine a diverse interpretazioni, tra cui l’effetto psicologico o “profezia che si autoavvera”, per cui le aspettative su qualcuno possono influenzare i comportamenti di quella persona, portando a risultati corrispondenti a tali aspettative ↩︎
  10. Vohr, C. S. (2025, January 22). Cybrothel: Reinventing intimacy at Germany’s only sex doll brothel. The Berliner. https://www.the-berliner.com/berlin/cybrothel-sex-doll-brothel-friedrichshain-ai-vr-robot/ ↩︎
  11. «But, of course, she cannot feel any pain. So does it matter?» ↩︎

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