La creatività che immagina la pace
Come l’approccio creativo incide nelle situazioni di conflitto

Quando si opera in contesti delicati e complessi, così come quando si lanciano messaggi scomodi, serve molta creatività per riuscire a garantire diritti e libertà: Daniele Giacomini di EMERGENCY e il vignettista politico Tjeerd Prenger raccontano come e perché
Per immaginare un mondo di pace oggi serve uno sforzo creativo non indifferente, anche solo restando in condizioni di sicurezza, seduti nelle proprie case, bombardati dalle ultime “notizie dal mondo” solo in senso metaforico. Per agire nelle aree in cui la pace manca, invece, e farlo in modo efficace, coerente, rapido e economicamente sostenibile, serve uno sforzo creativo decisamente maggiore.
«Serve “fantasia”, io la definisco così quando racconto ciò che accade a chi opera come me in contesti di guerra aperta» spiega Daniele Giacomini, Emergency and Development Director di EMERGENCY.
«Interveniamo in contesti molto vari dal punto di vista geopolitico, culturale e storico: ogni regione ha una sua peculiare situazione da conoscere e affrontare».
Continua: «E si hanno quasi sempre poche risorse per realizzare qualcosa di utile e in massima sicurezza». A queste condizioni al contorno, già particolarmente complesse e critiche, si aggiunge la sfida più difficile per tutte quelle realtà che, quando intervengono, lo fanno con un preciso approccio, preservando valori a cui è fondamentale restino coerenti, senza cedere di un centimetro.
«La creatività diventa preziosa anche per far capire le ragioni di un certo tipo di metodo scelto, mai imponendolo, ma motivandolo oggettivamente», sottolinea Giacomini.

Daniele Giacomini è Emergency and Development Director di Emergency. Dopo un percorso di studi in “Economia” a Torino e un’esperienza professionale profit in finanza d’impresa con una multinazionale specializzata in prodotti dolciari, nel 2014 ha cambiato radicalmente ambito professionale ed è partito con EMERGENCY in Iraq per una missione umanitaria: da allora ha ricoperto vari incarichi nell’organizzazione.
«Noi puntiamo sempre a offrire una sanità di qualità in ogni contesto, in ogni situazione, anche nella più drammatica. È una scelta che non tutti condividono, ma per EMERGENCY è importante restare coerenti, garantendo cure dignitose sempre».
Creatività per relazionarsi, restare, innovare
Con i “racconti di sanità dignitosa in un mondo in guerra” di Giacomini, si può compiere un’utile panoramica su alcune situazioni concrete, attuali e in continua preoccupante evoluzione, per cogliere il tocco creativo che serve, missioni a cui è poco immediato associare un uso virtuoso e necessario della creatività o fantasia da lui stesso citata.
A Gaza, per esempio, EMERGENCY nell’attesa di poter iniziare i lavori di costruzione della propria clinica è intervenuta in una struttura già esistente, coordinando i servizi sanitari grazie alla collaborazione con un’organizzazione di donne che si occupa soprattutto di gender based violence1 e di salute riproduttiva2. Si chiama CFTA (The Culture & Free Thought Association)3, è una delle più grandi e attive reti di organizzazioni per i diritti umani nella Striscia di Gaza, nata dalla spinta di cinque donne attiviste palestinesi due decenni fa.
Oggi, dopo questa alleanza creata al momento, al bisogno, con fantasia e arte dell’improvvisazione, oltre che con coraggio, EMERGENCY sta lavorando alla costruzione di una clinica da costruire da zero, nell’area cosiddetta “umanitaria”, su un terreno di sabbia e utilizzando materiali reperibili sul territorio come lamiere, pezzi di legno e plastica. «Dovrà essere comunque un luogo di cura dignitoso e tutto sarà pronto in poco tempo, per diventare operativo all’inizio del 2025» promette Giacomini. Se a Gaza ha trovato attiviste collaborative, in Yemen Giacomini racconta di «capi militari che masticano khat4 accogliendo i nuovi arrivati con l’arma in mano. Probabilmente hanno pensato che fossimo delle spie», confessa. «Questa situazione mi ha dimostrato quanto la creatività nel tessere relazioni con persone con background totalmente diversi e che si presentano diffidenti sia fondamentale».
«Non sai cosa troverai prima di arrivare sul posto», specifica Giacomini. «Quando, come in questo caso in Yemen, stai costruendo un ospedale di chirurgia di guerra in un’area dove non sono presenti altre organizzazioni – aggiunge – e lo devi realizzare con urgenza ma garantendo sicurezza, vai sul posto e, una volta visto cosa c’è, usi fantasia per capire come muoverti per raggiungere il tuo obiettivo».
È successo anche in Afghanistan, dove Giacomini sottolinea la difficoltà del mantenere coerenza, «restando in continua allerta, ma cercando di relazionarsi anche con persone che hanno un modo di pensare totalmente diverso dal nostro e che spesso si può ritenere non condivisibile».
«Quando i diritti di genere sono calpestati, serve creatività per restare e non mollare l’attività in ospedale, nonostante il governo prenda direzioni diverse, per garantire almeno lì un ambiente dignitoso e dei diritti anche per le donne».
Sorride, ricordando delle visite “a sorpresa” di alcuni talebani, presentatisi alle porte dell’ospedale camuffati con camice bianco, ma con il chiaro intento di controllare tutto l’operato di EMERGENCY. «Nel tragico, è quasi “comica” questa scena», confessa. «Molto complesso è in realtà gestire queste situazioni mantenendo la calma, per non compromettere le attività dedicate alle donne che stiamo riuscendo a portare avanti in questo territorio particolarmente critico».
Creatività nel problem solving
Anche in Italia, EMERGENCY ha le sue mission: sono diverse, ma richiedono anch’esse buone dosi di creatività. «In un contesto già strutturato, servono per garantire le attività sociosanitarie anche di base, inserendosi in modo efficace e colmando le reali lacune, per portare valore dove serve, senza sovrapporsi», spiega Giacomini.
Similmente si opera in Ucraina, dove prima della guerra, spiega, era presente un sistema sanitario organizzato che anche adesso va rispettato, sforzandosi di capire come intervenire in modo efficace. «Nel rispetto dell’approccio che già troviamo nelle diverse zone, cerchiamo di individuare i bisogni scoperti e aiutare in modo creativo, con flessibilità, soprattutto nelle aree in cui la popolazione sta rientrando nel proprio territorio», racconta. «Ci sono molte lacune da colmare in questa delicata fase di cambiamento e, assieme a delle colleghe ucraine che operano direttamente sul territorio, in bicicletta (anch’essa una soluzione creativa), stiamo individuando singoli casi di mancanza di servizi. Per ora si tratta soprattutto di garantire l’accesso ai servizi sanitari e la continuità di alcune terapie a chi è rimasto nell’area in cui interveniamo, il Donetsk, o di gestire casi di stress post-traumatico non ancora emersi». Anche in questo caso, spesso le soluzioni a problemi che possono sorgere giorno dopo giorno si trovano proprio lì, immaginandole sul posto, con creativa coerenza.
Disegnare pace non è “solo” arte
Come stesse guardando coi suoi stessi occhi ciò che Giacomini ha descritto, il vignettista Tjeerd Royaards racconta di aver iniziato a disegnare «perché molte ingiustizie e disuguaglianze nel mondo mi fanno arrabbiare.
Fare vignette è per me un modo per affrontare la rabbia, con il vantaggio di far riflettere le persone su questi temi». Infatti, disegna vignette solo su temi ed eventi che più lo fanno arrabbiare, quelli che riguardano guerre e diritti umani, che chiedono pace in un appello che lui prova ad amplificare con la sua matita creativa.
Da 20 anni, mantiene sempre al centro del proprio lavoro il binomio “pace e diritti”.
«Non mi considero un artista, ma un giornalista», dichiara subito. «Le mie vignette sono infatti un mezzo di comunicazione che mi permette di condividere la mia opinione su ciò che non va nel mondo».

Tjeerd Royaards è un premiato vignettista olandese. Lavora per il quotidiano olandese Trouw e, a livello internazionale, il suo lavoro è stato pubblicato, tra gli altri, da Washington Post, New York Times, BBC, CNN, Guardian, Le Monde. Royaards lavora come vignettista dal 2005, anno in cui ha conseguito un master in “Scienze politiche” all’Università di Amsterdam. è caporedattore di Cartoon Movement, piattaforma globale per vignette editoriali e giornalismo a fumetti, fa parte del consiglio di amministrazione di Cartoonists Rights Network International ed è membro di Cartooning for Peace.
Visita il suo profilo Instagram Scopri di più su Cartooning for Peace Cartooning for Peace su InstagramSa bene che lo può fare, perché vive nei Paesi Bassi, «qui ho molta libertà di dire ciò che voglio, anche se attualmente ci troviamo di fronte a un governo populista di estrema destra che non ama molto i media liberi – spiega – ho poi la fortuna di lavorare per un giornale che mi permette di disegnare ciò che voglio. Ma non per tutti i miei colleghi è così».
Creatività per una distribuzione sostenibile
Le minacce più grandi per chi produce vignette in difesa dei diritti umani secondo Royaards sono la crescente oppressione e la censura che tuttora si possono subire in molti Paesi. Ma non sono le uniche. «Esiste anche un problema economico: non è mai stato facile guadagnarsi da vivere come vignettista politico, ma negli ultimi dieci anni è diventato quasi impossibile. Alcune voci vengono messe a tacere, licenziate dalle loro redazioni o le redazioni stesse falliscono», aggiunge. «I giovani, di conseguenza, non pensano sia una carriera desiderabile e non sta nascendo una nuova generazione di vignettisti». In parte, non hanno aiutato i social media, perché hanno reso l’ambiente instabile per chiunque produca satira politica. «È difficile oggi prevedere la risposta che una vignetta otterrà o se porterà all’indignazione», afferma.
«Ma è anche vero che ogni vignetta ha ora un potenziale pubblico globale grazie agli stessi social media che rappresentano anche un mezzo tremendamente potente per trasmettere un messaggio di pace tramite vignette».
Continua: «Infatti, gli autori sono tra i primi a essere messi in prigione dai dittatori che capiscono benissimo il potere di una semplice immagine».
I “cartoni animati” hanno il potere di far riflettere sul valore della pace mostrando l’assurdità della guerra e della distruzione. Royaards ci crede, anche tutti coloro che li condannano o censurano ci credono. Servirebbe che ci credesse anche chi ha i mezzi per creare piattaforme di pubblicazione libere e accessibili, che permetta in modo democratico e capillare di far arrivare i messaggi dei “creativi per la pace” al grande pubblico. Con la propria voce, la propria faccia e le “faccine” con cui popola le proprie immagini, Royaards lancia un appello: «dobbiamo spingere la stampa e i media digitali a pubblicare più vignette e ad assumere vignettisti per integrare le loro pubblicazioni». Per chi le potrà leggere, e ritrovare il coraggio di immaginare la pace, per chi le disegna con creatività, perché possa farlo al sicuro, e per chi è in guerra e ha bisogno di ognuno di noi per far ricordare come i propri diritti siano sotto tiro o già ridotti in macerie.
- Definizione di Gender Based Violence fornita dall’Unione Europea: https://commission.europa.eu/strategy-and-policy/policies/justice-and-fundamental-rights/gender-equality/gender-based-violence/what-gender-based-violence_en ↩︎
- Definizione di salute riproduttiva della World Health Organization https://www.who.int/westernpacific/health-topics/reproductive-health ↩︎
- Per approfondire nascita e mission di CFTA https://web.cfta-ps.org ↩︎
- Il Khat è una pianta psicoattiva del Corno d’Africa che fornisce un effetto stimolante quando masticata, bevuta o fumata. ↩︎