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Intervista

L’errore come forma d’arte

La visione di Glitch Artist Collective su arte, digitale e società.

Andrea Barbara Romita
una storia scritta da
Andrea Barbara Romita
 
 
L’errore come forma d’arte

Nel mondo digitale, anche i sistemi più perfetti producono le proprie crepe. Il Glitch Artist Collective (GAC) nasce per abitarle: un movimento globale che trasforma l’errore tecnico in linguaggio estetico e gesto politico. Attraverso la corruzione dei file, la manipolazione dei codici e il malfunzionamento dei dispositivi, i “glitch artist” mostrano l’altra faccia della tecnologia.

Ogni sistema produce le proprie crepe. Nel flusso ininterrotto e invisibile di quello digitale composto da hardware, software, dati, algoritmi e interfacce, il “glitch”, ossia l’errore o il malfunzionamento temporaneo, può essere interpretato come l’attrito che incrina la superficie del controllo, ossia come un atto d’insubordinazione che svela, dietro l’apparente perfezione di interfacce digitali e algoritmi la fragilità e l’instabilità di quello stesso mondo.

Attraverso la corruzione dei file, la manipolazione dei codici o l’intervento diretto sui dispositivi, i “glitch artist” realizzano così ciò che lo studioso Mark Fisher in Ghosts of My Life ha teorizzato: non solo mettono a nudo la vulnerabilità delle macchine, ma riescono a restituire l’immagine digitale con cui lavorano una dimensione simbolica e politica, aprendo nuove possibilità in un sistema solo apparentemente chiuso. L’errore diventa una forma di resistenza: un modo per forzare il reale a mostrare i suoi punti di rottura e per guardare ciò che solitamente resta nascosto1.

Glitch Artist Collective (GAC)

Glitch Artist Collective (GAC) è un collettivo internazionale nato per creare, valorizzare e diffondere la cultura del glitch. Connette artisti affermati ed emergenti da tutto il mondo, promuovendo la loro arte e offrendo una fonte di conoscenza per chiunque sia interessato a questa estetica unica o desideri impararne le tecniche. Il collettivo incoraggia la condivisione di opere e processi creativi, con l’obiettivo di far crescere il movimento e consolidare una comunità globale attiva, dove l’errore digitale diventa linguaggio, sperimentazione e gesto culturale. In questa occasione, @suture.blue (Bee Nix) ha rappresentato il collettivo, rilasciando l’intervista a nome del GAC.

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Ma come può l’errore diventare gesto politico e forma di resistenza? In che modo il “glitch” ci invita a ripensare la nostra relazione con l’immagine, con la macchina e con le sue fragilità? E cosa rivela, di noi, questo specchio imperfetto che è la tecnologia?

«Per me l’errore significa il verificarsi di un’azione non prevista», racconta @suture.blue, detto Bee Nix, parte del collettivo Glitch Artists Collective che sperimenta quotidianamente con il difetto e la deviazione per parlare di corpi, identità, ambiente e memoria.

Ecco come.

Come nasce la tua attrazione per la distorsione dell’immagine?

La distorsione dell’immagine e, più in generale, gli “unstable media”2, hanno probabilmente iniziato ad attrarmi sia attraverso i malfunzionamenti e “modding”3 dei videogiochi che attraverso i processi di ricalco delle immagini. Copiare immagini a mano, spesso ricalcando direttamente dallo schermo del computer, rendeva immediatamente evidente la distorsione come qualcosa da assecondare o da evitare. Giocare molto ai videogiochi, specialmente moddare” The Sims, ha inevitabilmente modificato la mia percezione del mondo digitale, imparando a produrre delle distorsioni sia estetiche che meccaniche. Questo tipo di ingresso nella Glitch Art non è unico. La maggior parte degli artisti che ho incontrato e con cui ho parlato nella community può descrivere in modo diverso ciò che li ha portati alle immagini distorte e ai media instabili, ed è una cosa bellissima. Amo queste storie.

Glitch Art Suture Blue 2025
Screenshot dal video trying to find a pattern. Suture Blue (2020).
https://www.youtube.com/watch?v=FoHOsXqK3AM

Perché avete deciso di dare vita al Glitch Artists Collective?

Mathieu St-Pierre (@mathieuglitch) ha creato il gruppo Glitch Artists Collective su Facebook il 13 agosto 2012. Come ha dichiarato in una recente intervista rilasciata con GAC, si è avvicinato alla Glitch Art tramite Flickr. All’epoca, su Facebook c’era solo un altro gruppo che ruotava attorno ai glitch, ma tendeva a essere invaso da errori trovati “in natura” piuttosto che da glitch creati intenzionalmente con scopo artistico. Così Mathieu creò GAC per mettere in evidenza gli artisti e l’intero movimento a livello internazionale.

Glitch Art Mathieu St-Pierre 2025
Screenshot del sito di Mathieu St-Pierre. (29 settembre 2025).
https://www.mathieustpierre.com/

Cosa cercate di far emergere nei lavori che selezionate: la fragilità della tecnologia, o la sua poesia nascosta? E che tipo di emozione provi quando manipoli un file o un video fino a “romperlo”?

La tecnologia è intrinsecamente fragile e possiede quasi sempre un potenziale nascosto; rivelarlo è insito nella Glitch Art. Tuttavia, i tipi di Glitch Art che vengono messi in risalto sono fortemente influenzati dalle tendenze e innovazioni tecnologiche del momento. Databending4 tramite editor di testo, sonificazione attraverso processi audio5, selfie tramite applicazioni corrotte6, nel corso degli anni sono stati sviluppati molti metodi e stili, con diversi livelli di popolarità, spesso legati all’accessibilità e alla comprensione. Ogni metodo ha i propri strumenti e il proprio sapere tecnico. Personalmente cerco di soffermarmi su opere che diano la sensazione che l’artista abbia un rapporto diretto con la tecnologia e i metodi che utilizza.

Come curatori di GAC cerchiamo di promuovere artisti da un ampio spettro di abilità, strumenti e dedizione.

Per noi la comunità è prioritaria: significa condividere piattaforme e dare sostegno a chi non ha già un vasto pubblico.

Manipolare un file o un video fino a “romperlo” è un’attività al tempo stesso ansiosa ed eccitante. Anche se con la pratica e la ricerca si possono ottenere risultati più costanti, i processi di “glitch” provocano sempre la possibilità di un crash completo, quindi le emozioni sono contrastanti. Ma la fascinazione rimane sempre di base.

L’errore digitale può essere visto come una forma di resistenza all’omologazione. Per te l’errore digitale ha anche una valenza politica? In che modo i tuoi lavori parlano di resistenza o di critica sociale?

Gli errori digitali hanno una dimensione politica intrinseca, basata sulla miriade di decisioni prese per costruire ogni sistema digitale. Questi sistemi sono progettati con i presupposti sul “corretto” utilizzo, sugli standard estetici e sui risultati attesi, che spesso riflettono priorità aziendali o istituzionali piuttosto che l’agenzia individuale. Quando i sistemi correggono automaticamente gli errori, applicano compressioni o impongono standard di formato senza consenso dell’utente, affermano un controllo su come creiamo e comunichiamo.

Il “glitch” interrompe questo ordine imposto, sfruttando lo spazio tra aspettativa e realtà, rivelando la “normalità” del digitale.

Rompere intenzionalmente questi sistemi mette in discussione chi decide cosa costituisce un’immagine valida, un file corretto o un output accettabile.

In questo modo la Glitch Art spesso rende visibile il lavoro invisibile degli algoritmi, che operano costantemente per appianare incongruenze e mantenere un’apparenza senza soluzione di continuità. Mettendo in primo piano il fallimento e l’instabilità, rende visibili fragilità, bias e limiti dei sistemi.

L’interpretazione personale gioca poi un ruolo fondamentale: che si veda o meno un’opera come atto di resistenza o critica sociale dipende da chi la osserva. In generale, però, la Glitch Art si allinea al “disobbedire” e creare attrito contro regole stabilite da altri.

C’è un passaggio del libro di Mark Fisher in Ghosts of My Life, che parla di “fessure” nel reale che ci permettono di immaginare alternative. Ritieni che la Glitch Art apra queste crepe? Hai in mente un’opera in particolare che lo ha reso possibile?

La Glitch Art non si limita ad aprire le fessure di ciò che viene presentato come reale e vero, le amplia. Le idee di Mark Fisher sulle “crepe” risuonano profondamente con la pratica glitch. Il glitch mette in discussione l’idea che esista un unico modo in cui la tecnologia debba funzionare o una sola estetica che debba produrre. Ogni “glitch “è la prova che il sistema avrebbe potuto essere costruito in modo diverso, che altri esiti sono possibili, che la versione “corretta” è solo una tra molte.

Prima della Glitch Art, vi erano pratiche fondamentali che ne hanno preparato il terreno: non è dunque un’opera particolare a venire in mente, ma ondate su ondate di esperienze. I cineasti d’avanguardia e i videoartisti hanno esplorato la fisicità dei loro media attraverso manipolazioni, mentre i primi artisti digitali hanno abbracciato l’imprevedibilità dei sistemi come parte integrante della loro estetica. Questo slancio si è consolidato negli anni ’60 e ’70, quando gli artisti hanno dimostrato che gli strumenti digitali potevano essere strumenti creativi a pieno titolo, ampliando ciò che pensavamo che l’elaborazione computazionale potesse esprimere.

Glitch Art Jamie Faye Fenton 1978
Screenshot dal video Digital TV Dinner. Jamie Faye Fenton (1978).
https://www.youtube.com/watch?v=Ad9zdlaRvdM

Come si pone la Glitch Art nei confronti dell’Intelligenza Artificiale? Mette in discussione quello che è stato definito dallo studioso Michael Betancourt “controllo logaritmico”7 oppure ne è diventata anch’essa una parte integrante? 

La Glitch Art contemporanea non sfida puramente né viene assorbita dal controllo algoritmico. Al contrario, si muove nella tensione tra due poli, utilizzando gli strumenti dell’automazione per rivelarne i vincoli e le contraddizioni. Il lavoro di Michael Betancourt, in particolare il suo video Making Art is Speculative Labor (2023), dimostra come la pratica “glitch” possa al tempo stesso criticare i sistemi algoritmici ed essere implicata in essi. Betancourt sostiene che i sistemi di Intelligenza Artificiale non siano realmente intelligenti, ma strumenti automatizzati che eseguono operazioni statistiche su dati estratti. L’apparente creatività dei risultati prodotti dall’IA maschera la loro natura meccanica e ripetitiva. La sua preoccupazione è che l’IA trasformi la produzione creativa in una merce, automatizzando ciò che prima era lavoro umano sotto il capitalismo digitale.

Screenshot dal video, Making Art is Speculative Labor. Michael Betancourt (2023).
https://vimeo.com/861728554

Making Art is Speculative Labor ne è un esempio. L’opera è prodotta interamente attraverso sistemi di IA, incluse immagini, voci e “glitch” generati dall’Intelligenza Artificiale, eppure critica quegli stessi sistemi. L’opera utilizza una forma di sovraccarico sensoriale, sommergendo chi ne fa esperienza di testi sovrapposti e caos visivo. Piuttosto che rifiutare del tutto l’IA, il lavoro mostra come la pratica “glitch” possa operare all’interno di questi sistemi per rivelarne i limiti e il ruolo nella mercificazione della capacità creativa.

Che cosa ti affascina di più: il processo di glitch come esperienza individuale, intima o il suo potere di creare connessioni e fare community?

Il processo individuale e intimo del glitch è centrale nelle creazioni di ognuno. Sentirsi connessi personalmente con la tecnologia e i sistemi che permettono certi tipi di interazione e creazione è magico e influenza il modo di vedere il mondo. Tuttavia, ci si trova sempre più radicati nella Glitch Art attraverso il suo potere di costruire comunità. C’è qualcosa di speciale nelle connessioni umane nate dai glitch, in mezzo a tanto rumore, che dona un incredibile senso di significato e in cui ci ritroviamo l’un l’altro. 

 

  1. Per approfondire: Kemper, J. (2022). Glitch, the post-digital aesthetic of failure and Twenty-First-Century media. European Journal of Cultural Studies, vol. 25, no. 6, 2022, pp. 1610–1628. https://doi.org/10.1177/13675494211060537 ↩︎
  2. “Unstable media”, in italiano media instabili, sono quei supporti o formati digitali che, per loro natura o a causa di malfunzionamenti, possono comportarsi in modo imprevedibile, degradarsi o generare errori; nella glitch art, questa instabilità diventa uno strumento creativo e un linguaggio espressivo. ↩︎
  3. Modding (dall’inglese modification) significa modificare un oggetto o un software per personalizzarlo o cambiarne il funzionamento originale. ↩︎
  4. Databending è una tecnica artistica che consiste nel manipolare i dati di un file digitale (immagine, audio, video, testo) con strumenti o programmi non destinati a quel formato. ↩︎
  5. Il termine sonificazione indica la traduzione di dati o processi in suoni udibili, utilizzando parametri audio (frequenza, ampiezza, timbro, ecc.) per rappresentare informazioni. È una forma di rappresentazione non visiva dei dati, spesso impiegata anche in arte sonora e musica elettronica. Cfr. Hermann, T., Hunt, A., & Neuhoff, J. G. (Eds.). (2011). The Sonification Handbook. Logos Verlag Berlin. ↩︎
  6. L’espressione selfie tramite applicazioni corrotte si riferisce alla produzione di autoritratti digitali ottenuti manipolando o danneggiando deliberatamente software e dati d’immagine. Questa pratica, legata all’estetica del glitch art, esplora l’errore tecnologico come forma espressiva e critica dei processi digitali. Cfr. Menkman, R. (2011). The Glitch Moment(um). Institute of Network Cultures. ↩︎
  7. Michael Betancourt (n. 1971) è critico, artista e teorico dei media digitali, noto per il suo lavoro su musica visiva, arte astratta e motion graphics. Ha scritto saggi sull’IA e la creatività, criticando l’idea che l’IA possa sostituire l’arte umana. Betancourt, M. (2021). A note on AI and the ideology of creativity. Academia Letters. https://doi.org/10.20935/al328. ↩︎

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