
Il progetto The Models combina intelligenza artificiale e Commedia dell’Arte, reinterpretando le maschere tradizionali attraverso avanzati modelli linguistici e l’uso del supercomputer Leonardo. Grazie a prompt modulari e scenari evocativi, il pubblico può intervenire ed esplorare il dialogo tra creatività umana e potenzialità tecnologiche, in un’esperienza teatrale innovativa e interattiva
Chiedi a un assistente IA: «Qual è la capitale della Francia?». Con sicurezza, ti risponde: «Parigi». Ti fidi, perché la risposta è corretta e coerente con il ruolo di assistente competente e informato. Ma cosa accade quando, con la stessa sicurezza, l’assistente afferma qualcosa di falso, come che la Francia sia ancora campione del mondo di calcio? Questo tipo di errore non è un semplice malfunzionamento tecnico, né un tentativo deliberato di ingannare1, ma il prodotto di una dinamica più complessa. Proprio su questa dinamica si incentra l’installazione audiovisiva interattiva The Models del duo artistico dmstfctn: a cura di Sineglossa e parte della rassegna The Next Real, il progetto porta in scena maschere digitali animate in 3D engine, capaci di improvvisare una serie di 14.000 sketch teatrali nello stile della Commedia dell’Arte.
Le maschere sono guidate da modelli di intelligenza artificiale, perfezionati utilizzando il supercomputer Leonardo2, il nodo installato in Italia della rete di calcolo europea ad alte prestazioni EuroHPC. Alla base del progetto The Models, c’è l’arte di creare prompt, che il duo utilizza come forma di scrittura creativa per rendere evidenti i lati meno visibili, problematici e assurdi dell’intelligenza artificiale generativa. L’installazione, a cura di Sineglossa, realizzata in collaborazione con CINECA e ART-ER, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna e di Fondazione Bruno Kessler, con il contributo del progetto European Digital Deal, finanziato dal programma Europa Creativa dell’Unione europea, si svolge nell’ambito di ART CITY Bologna 2025 in occasione di ARTEFIERA e sarà visitabile fino a domenica 9 febbraio.
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Le maschere di un Large Language Model
«ConThe Models vogliamo evidenziare le caratteristiche dei LLM, Large Language Model, che finora sono state comprese meno dagli utenti: l’inventare fatti, l’essere amichevoli o antagoniste» afferma Francesco Tacchini del duo dmstfctn.

dmstfctn (pronuncia: “demystification”) è un duo londinese di artisti formato da Francesco Tacchini e Oliver Smith. Tramite performance audiovisive, installazioni, film e videogiochi, dmstfctn indaga sistemi complessi, spesso coinvolgendo direttamente il pubblico. Il duo si è esibito in spazi come Berghain (Berlino), Serpentine (Londra) e HKW (Berlino), ed in festival come Unsound (Cracovia), CTM (Berlino) ed Impakt (Utrecht).
Visita il sito ufficialeUn LLM è, infatti, una rete neurale artificiale e disincarnata, addestrata su un ampio corpus di testo generato dall’essere umano: data una sequenza di parole (o token) come contesto iniziale3, l’obiettivo è prevedere la parola (o token) successiva. Questi modelli, utilizzati come chatbot o generatori di testi, video, immagini, non “credono” né “mentono” nel senso umano del termine, ma simulano comportamenti basati su ciò che hanno appreso dai loro dati di addestramento.
Quanto possiamo fidarci di questi modelli linguistici quando, ad esempio, non hanno accesso a informazioni aggiornate, o quando, pur di andare incontro alla richiesta dell’utente, finiscono per dare delle risposte fuori luogo4?
The Models, sviluppata durante una residenza artistica al Tecnopolo Manifattura Data Valley Hub, nasce proprio a partire da questa provocazione, per promuovere una maggiore consapevolezza sull’uso dell’IA. «C’è tutta una parte di ombra di ciò che un modello di Intelligenza artificiale potrebbe essere, un’ombra intesa alla Carl Jung5 che deve emergere» continua Francesco Tacchini. Per far emergere “il lato oscuro dell’IA”, il duo ha allora immaginato un teatro virtuale, in cui non ci sono attori umani sul palco ma sei maschere digitali animate in 3D engine e riprese dalla Commedia dell’Arte. A due a due, le maschere improvvisano uno sketch teatrale di 5 minuti, reagendo agli input del pubblico. «Abbiamo scelto le maschere della Commedia dell’arte che maggiormente si allineavano alle caratteristiche dell’IA che volevamo mostrare», spiega Francesco Tacchini. Lo stesso titolo del progetto, The Models, non prende il nome solamente dai quattro modelli di addestramento utilizzati ma strizza anche l’occhio alle compagnie di comici dell’arte del 16026. Arlecchino, Colombina, Balanzone, Pantalone, Brighella, Pulcinella, formano infatti una Compagnia di Modelli che confabulano, inventano verità, ripetono voci o commettono errori banali.
Il perfezionamento dei quattro modelli7 di AI utilizzati e la ricerca del giusto prompt da inserire per generare la sceneggiatura hanno richiesto un’enorme quantità di risorse di calcolo: per questo, è stato utilizzato il Supercomputer Leonardo, ospitato dal consorzio interuniversitario italiano Cineca. Come afferma Donatella Sforzini, Big Data analyst del Cineca, «Non è la prima esperienza che ci lega all’ambito artistico proprio perché, sempre più frequentemente, le recenti installazioni artistiche richiedono l’utilizzo di AI».
Il prompt: dietro le quinte dello sketch teatrale
Interagire con un modello di Intelligenza Artificiale non è mai un processo banale o automatico. Come spiega Francesco Tacchini:
«Il dialogo con l’AI è un esercizio di creatività: bisogna pensare fuori dagli schemi, adattare il linguaggio e spingere i modelli a rispondere in modo sorprendente».
Alla base del progetto c’è, infatti, l’arte di creare prompt, l’istruzione che guida l’AI, definendo il contesto e i comportamenti attesi. Lo afferma anche Sforzini: «Prima di iniziare a utilizzare il supercomputer abbiamo avuto un paio di incontri. Il primo, durante l’evento Ars Electronica 2024 a Linz, in Austria; il secondo, in occasione di un meeting di approfondimento al Cineca, insieme a Sineglossa. Lì il duo artistico mi ha fatto vedere il prompt e i primi esperimenti. Il prompt di per sé sembrava già una commedia vera e propria. Come data scientist, sono rimasta molto colpita da quanto lavoro ci fosse stato nella scrittura».
The Models si basa, infatti, su un prompt modulare: «Il 50% è un system prompt che definisce il contesto generale, l’altro 50% viene scelto dal pubblico, che seleziona due maschere e un oggetto da mettere in scena», racconta Francesco Tacchini. Nel system prompt viene suggerito al modello di essere uno scrittore di sceneggiature della Commedia dell’Arte e la scenografia8 da utilizzare. Al modello viene, poi, indicato di scrivere una scena sulla base dell’interazione con il pubblico. «Se il pubblico sceglie, ad esempio, Arlecchino» continua Tacchini, «nel prompt viene inserita la descrizione di cosa rappresenta questa maschera, non tanto nella tradizione della Commedia dell’arte quanto nella nostra installazione».
Questa capacità di simulare ruoli, o roleplaying, induce una riflessione sulla veridicità delle risposte fornite dalle maschere. Il modello che interpreterà un personaggio vanaglorioso come Balanzone potrà fornire risposte apparentemente affidabili ma non accurate, semplicemente perché starà simulando il comportamento di chi cerca di impressionare. In modo analogo, una maschera come Colombina, che interpreterà un ruolo amichevole e servile, potrebbe adattare le sue risposte per soddisfare le aspettative del pubblico. L’oggetto di scena, scelto tra i 15 presenti a rappresentare superstizioni o teorie del complotto, viene messo appositamente in campo per creare tensione e guidare l’improvvisazione. «Scegliendo il mappamondo o la mela, le maschere potrebbero ritrovarsi a discutere di terrapiattismo o pizzagate. Scegliendo un oggetto-lazzo9 come il vocabolario di latino, una maschera potrebbe iniziare di colpo a parlare latino e l’altra maschera reagirà di conseguenza sulla base delle sue caratteristiche: potrà sentirsi complimentata o insultata».
Utilizzando un supercomputer, sono state così generate oltre 14.000 sceneggiature predefinite, in modo da garantire ogni possibile interazione scelta dal pubblico. Le sceneggiature verranno, poi, usate nell’installazione, arricchite da simulazioni real–time che creeranno le immagini e i video. Come spiega Luca Mattei, data scientist del Cineca che ha fornito il supporto tecnico agli artisti: «Quando si utilizzano macchine come il Super Computer, i nodi di calcolo non sono collegati alla rete, quindi tutti i programmi o modelli da utilizzare devono essere prima scaricati in maniera tale da essere utilizzati localmente».
Luca Mattei
Un data-scientist con un background in Statistica. È specializzato in Machine Learning e Deep Learning. Nell’ultimo anno ha approfondito le sue conoscenze in tali ambiti applicando modelli di AI al mondo dei Beni Culturali.
L’artista creativo come direttore di scena
Il sipario sul palco del teatro virtuale di The Models si apre con la mano di un direttore di scena che colloca e indica con un dito i vari elementi, illustrando la scenografia. «Nel nostro approccio al prompting ci siamo sentiti un po’ come quel direttore di scena che, quando parla alle maschere, le tocca e fa poking, ovvero le stuzzica in qualche modo» rivela Francesco Tacchini. «Abbiamo provato più di 600 prompt diversi e fatto molto poking, per cercare di far uscire risultati diversi e sorprendenti. Abbiamo anche provato un prompt dove noi eravamo una maschera e l’AI l’altra», in un continuo gioco di scambio di ruoli. Alla base di tutto c’è, infatti, il roleplaying, che è il segreto, secondo il duo dmstfctn, per ottenere qualcosa di diverso, più soddisfacente e più interessante dall’AI. Immaginare sempre nuovi ruoli da assegnare all’AI o a se stessi è ciò che consente di andare oltre quella universalità di tanti modelli LLM, che hanno avuto un allineamento universale del tipo “tu sei un assistente, non hai opinioni personali o idee”.
«Piuttosto che hackerare i modelli, preferiamo cercare di ricostruire in qualche modo l’approccio al modello», dice Tacchini, «interagendo in modo non coerente o non prevedibile».
La stessa Donatella Sforzini ammette che LLM ha un comportamento probabilistico e che la creatività rimane sempre quella dell’artista.
Donatella Sforzini
Laureata in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Roma “La Sapienza” si occupa di Data Mining, Text Mining, Machine Learning e Deep Learning in diversi ambiti molto trasversali tra loro: bio-informatica, marketing, contenuti web. Nel settore artistico ha collaborato con la Reggia di Caserta, la Fondazione AGO Modena Fabbriche Culturali, La Fondazione Ravello sul tema della Sentiment Analysis e più recentemente con Marco Barotti in FUNGI nell’ambito del progetto GRIN – S+T+ARTS.
«Anche il mio modo di creare prompt è cambiato: è molto più ricco, meno diretto e coinciso e va più a definire il prompt di sistema. Il dare o non dare un contesto ben definito, immedesimarsi, essere gentile con l’intelligenza artificiale fa la differenza. Non ho la possibilità di verificare se questi prompt siano migliori o meno perché dovrei fare la stessa cosa con un gruppo di controllo, però ho l’idea che i risultati che ho ottenuto adottando questa nuova filosofia siano comunque più ricchi». Progetti come The Models aprono nuove prospettive su come l’intelligenza artificiale possa essere integrata nelle arti performative. E forse, proprio in questo dialogo – tra improvvisazione e controllo, tra creatività umana e intelligenza artificiale – risiede la chiave per il futuro delle arti e della tecnologia e per un uso consapevole dell’Intelligenza Artificiale.
- Per comprendere a fondo questa dinamica, Shanahan, M., McDonell, K., & Reynolds, L. (2023). Role-Play with Large Language Models. arXiv (Cornell University). https://doi.org/10.48550/arxiv.2305.16367 ↩︎
- Sono state utilizzate solo le risorse di calcolo necessarie per lo svolgimento del task ↩︎
- Per approfondire, Shanahan, M., McDonell, K., & Reynolds, L. (2023). Role-Play with Large Language Models. arXiv (Cornell University). https://doi.org/10.48550/arxiv.2305.16367 ↩︎
- L’effetto Waluigi, nel campo dell’Intelligenza Artificiale, si riferisce alle conseguenze inattese dell’addestramento di una chatbot IA. Più viene allenato ad essere gentile, inclusivo e non discriminatorio, più è facile condurlo al lato oscuro. L’effetto prende il nome dall’antagonista del fratello più piccolo di SuperMarioBros, Luigi. Un altro termine, più generico, che viene usato per indicare le risposte erronee delle IA è hallucination. https://www.wired.com/story/waluigi-effect-generative-artificial-intelligence-morality/ ↩︎
- Nella psicologia di Jung esiste un sistema “luminoso” che è quello del complesso dell’Io. Ciascuno di noi possiede però un proprio inconscio, costituito da ricordi rimossi, percezioni subliminali, materiale che non è ancora emerso nella coscienza. Questa dimensione, spiega Jung in Psicologia dell’inconscio (Bollati Boringhieri, Torino 2012), corrisponde alla figura dell’Ombra variamente presente nei sogni. L’Ombra però non è solo un insieme di componenti rimosse, ma anche di componenti rifiutate dalla parte cosciente, considerate pericolose. ↩︎
- La Compagnia dei Fedeli, conosciuti anche semplicemente col nome I Fedeli, fu una compagnia teatrale italiana di comici dell’arte che operò tra il 1601 e il 1652. ↩︎
- QWEN 2.5 72B per generare il testo, BARK per trasformare il testo in audio, Whispser per trascrivere, LlaMa per tradurre dall’inglese all’italiano ↩︎
- Tutte le scenografie sono riprese dalla collezione del Museo dei Burattini di Budrio, in Emilia Romagna. In totale ne sono state utilizzate sessanta raggruppate in sette categorie diverse. ↩︎
- Il lazzo nella Commedia dell’Arte era una piccola azione, muta e a volte parlata, che improvvisamente s’intercalava nel mezzo d’una scena. ↩︎