
Nel cuore del quartiere Quarticciolo di Roma prende vita NextCityLAB, un progetto di terza missione dell’Università La Sapienza che unisce ricerca partecipativa, educazione civica e fotografia. Coinvolgendo studenti universitari, bambini della scuola primaria e realtà territoriali, il progetto ha dato vita a una (contro)mappa partecipativa della “bellezza invisibile”, strumento narrativo e pratico per contrastare gli stigmi territoriali.
A cosa serve un inventario geolocalizzato della bellezza invisibile che ci circonda? A capire di quante risorse umane e sociali è costellato un territorio e segnare da qualche parte dove sono, per farle notare anche agli altri ed essere certi che nessuno se le perda. Da qualche parte dove? Serve una mappa, anzi, una (contro)mappa partecipativa come quella creata dal Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche dell’Università Sapienza per il quartiere romano di Quarticciolo. Si chiama NextCityLAB, è nata come un progetto di “terza missione”1, ma si è presto rivelato di importanza primaria sia per i giovani cittadini ingaggiati per realizzarla, gli alunni della Scuola primaria del plesso Pirotta, sia per chi lo ha ideato e messo a terra, chiamando a raccolta diversi enti del terzo settore e alcune istituzioni locali2.
Dai tavoli alla mappa
Se basta un click per vedere l’output creato e poche parole per descriverlo, se si desidera coglierne il reale valore è necessario ascoltare le esperienze di tutti i partecipanti di NextCityLAB o, per lo meno, dei suoi co-autori e co-protagonisti: studenti, docenti e ricercatori universitari, alunni e maestre “della Pirotta”.
«Tutto è partito dall’idea di sperimentare tecniche e metodologie di ricerca partecipativa per supportare processi di cambiamento e di innovazione sociale radicati nei territori», spiega Francesca Messineo, sociologa e parte del team di progetto.
«Allo stesso tempo volevamo proporre ai nostri studenti occasioni formative concrete, dove potessero applicare ciò che imparavano in aula».

Laboratorio partecipativo per una città inclusiva e sostenibile che nasce con l’obiettivo di avviare uno spazio generativo di idee e pratiche per la contaminazione tra saperi scientifici e saperi dei cittadini. Il progetto si propone di costruire laboratori di attivazione civica (LivingLAB) aperti a gruppi e cittadini attivi sul territorio, avviando un processo di mappatura partecipata. Il quartiere Quarticciolo di Roma è la prima località interessata dal progetto. Al progetto hanno partecipato: la sociologa Francesca Messineo, le insegnanti Angela Panio e Giorgia Evangelisti della scuola primaria del plesso Pirotta, la fotografa professionista Giorgia Spigarelli.
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Queste due intenzioni hanno preso forma attraverso tavoli di coprogettazione che, nel tempo, si sono evoluti in veri e propri living lab: laboratori di attivazione civica nel quartiere Quarticciolo3, a Roma.
«Lo abbiamo scelto perché, accanto a evidenti criticità socioeconomiche, esistono anche solide e diffuse reti di attivismo civico, sia formali che informali» spiega Messineo, precisando che lo sguardo non si è limitato ai problemi affrontati dai residenti, ma ha cercato di far emergere desideri, aspirazioni e risorse che ciascuno sentiva di poter mettere in gioco. Una mappatura propedeutica a quella che oggi si vede on line, rimasta invisibile al grande pubblico del web ma fondamentale perché ha indicato molto chiaramente al team di NextCityLAB non solo la mancanza di opportunità formative, servizi e stimoli per i giovani del quartiere, ma anche la presenza di legami potenziali, risorse relazionali inespresse che aspettavano solo di essere attivate.
Per questo, anche se i ragazzi erano il principale destinatario del progetto, per rendere l’azione efficace è stato fondamentale coinvolgere una rete più ampia: tutti quegli attori che contribuiscono a definire l’identità fisica e simbolica del territorio. «Reti civiche e sociali, associazioni, comitati, cooperative istituzioni locali e anche la parrocchia di quartiere», elenca Messineo.
«Abbiano cercato di essere molto trasversali perché uno dei nostri obiettivi fin da subito era fortificare il dialogo tra le varie realtà che avevano a cuore le sorti del quartiere».
La bellezza vicino casa
Dalla formazione di una rete partecipativa all’idea di una (contro)mappa partecipata, il passo è stato breve. Questo strumento è apparso subito efficace nello stimolare i giovani a notare, conoscere e valorizzare gli elementi del proprio quartiere che rappresentavano delle potenziali risorse. «Abbiamo voluto spingere alla riflessione i bambini su quello che di bello il loro territorio offre, ma anche gli adulti, partendo dalle loro famiglie», racconta Messineo. «Come sociologi siamo particolarmente interessati agli stigmi territoriali che inducono a raccontare le periferie solo attraverso i loro problemi».
«Volevamo scardinare questa dinamica e far emergere la qualità di luoghi solitamente descritti in modo negativo. Sia agli occhi dell’opinione pubblica, sia, ancora prima, agli occhi degli stessi abitanti, aiutandoli a re-immaginare lo spazio pubblico e a rivendicarne l’uso».
NextCityLAB è stato concepito con queste intenzioni e ha raccolto tanta buona volontà corale, ma la sua reale efficacia va letta nei volti dei bambini inizialmente “destinatari” del progetto, poi protagonisti, autori e non unici beneficiari.
«La (contro)mappa ha permesso loro di identificare punti di riferimento preziosi in cui cercare conforto o trovare una bellezza inaspettata, scoprendo anche quanto è prezioso condividere e stare insieme» afferma Angela Panio, una delle insegnanti della scuola primaria del plesso Pirotta coinvolte nel progetto in prima persona con i suoi alunni. La sua collega Giorgia Evangelisti le fa seguito, aggiungendo un secondo “effetto” che la stessa mappa ha suscitato. «Desideravamo avviare processi generativi in ambito sociale e NextCityLAB ci ha permesso di conoscere alcune di queste pratiche da vicino», spiega, confermando che «i bambini hanno risposto con molto entusiasmo e si sono appassionati, riscoprendo e riportando elementi positivi del contesto che vivono, non solo nella mappa ma anche in una mostra fotografica».
Fotografando si impara
Senza nulla togliere a quanto pubblicato on line, la (contro)mappa virtuale, la soddisfazione dei bambini è stata altrettanto intensa anche in occasione dell’evento finale del progetto. L’evento conclusivo, puramente fisico e organizzato nel teatro-biblioteca del quartiere, ha ospitato la mostra fotografica realizzata dai bambini: scatti del loro quartiere, condivisi con amici, familiari e conoscenti.
Uno degli ingredienti fondamentali della mappa digitale sono infatti le immagini immortalate camminando con occhi nuovi per le strade di Quarticciolo, guidati dalla fotografa professionista Giorgia Spigarelli4 dell’associazione Fusolab 2.05, che ha saputo trasmettere la passione per l’immagine e qualche nozione utile per i futuri appassionati.
Pur conoscendo bene le difficoltà del loro quartiere, inclusi i problemi legati alla criminalità, i bambini hanno preso sul serio la sfida di cercare ciò che di bello li circondava – e ci sono riusciti. Ma, ancora prima di trovare immagini, hanno cambiato prospettiva, imparando a osservare il loro contesto con curiosità e sensibilità e rispondendo agli stereotipi con uno sforzo creativo di riscoperta e valorizzazione.
All’inizio non è stato facile, tutti si chiedevano cosa poter fotografare di bello in un posto da sempre presentato come brutto. È bastato suggerire loro di cercare nei dettagli e ne hanno immortalati una serie, con impegno e, soprattutto, divertimento.
«Ero nel mio quartiere ma mi sembrava quasi di essere in vacanza», ha affermato una bambina dopo una giornata spesa a camminare cercando ignote meraviglie e prestando grande attenzione a ciò che la circondava. «La sfida è stata andare per le strade di Quarticciolo a conoscere le piccole realtà che cercano di emergere e portare vantaggi alla comunità, anche creando spazi di spensieratezza e di condivisione», racconta Messineo.
«Insieme a noi, i bambini hanno però scoperto che le cose belle ci sono, esistono, solo che a volte tendiamo a non vederle».
Vedere cosa vedono i più giovani
NextCityLAB ha regalato un punto di vista diverso ai bambini, ma anche alle loro insegnanti, per lo meno a quelle che si sono gettate coraggiosamente con loro nel progetto di terza missione della Sapienza. Coraggiosamente, sì, perché impegnarsi a mappare bellezza dove da sempre il contesto induce a pensare che non ce ne sia richiede fiducia e responsabilità. Richiede una scelta, quella di mettersi in gioco. Panio ed Evangelisti lo hanno fatto, ma non nascondono di essere state parecchio titubanti all’inizio: «Non sapevamo se la fotografia avrebbe catturato l’attenzione dei bambini e delle bambine», raccontano, «ma alla fine ci siamo ricredute. La collaborazione con la fotografa che ci ha accompagnate nel percorso si è rivelata un ottimo mezzo per suscitare interesse e tutti sono riusciti a trovare della bellezza in ogni scatto». Le stesse insegnanti hanno «cercato insieme ai bambini il valore oltre l’ordinario per pensare che possiamo trovare sempre bellezza ovunque».
«Per noi è stato prezioso perché ci ha permesso di acquisire la consapevolezza di come i bambini vedono il luogo in cui vivono, cercando di guardarlo con i loro occhi».
Anche dal lato universitario, il progetto ha lasciato un segno profondo: gli studenti coinvolti hanno disegnato e partecipato alle varie fasi dell’attività «sporcandosi le mani sul territorio e affrontando alcuni compiti e responsabilità da futuri sociologi o assistenti sociali», spiega Messineo. Il ramificato lavoro di squadra necessario per realizzare la (contro)mappatura ha contribuito proprio a creare un dialogo intergenerazionale e trasversale tra le diverse anime dell’università, un confronto che spesso nelle aule non nasce in modo spontaneo. Dopo aver scardinato lo stigma che condannava alla bruttezza un quartiere, NextCityLAB ha così scardinato anche le gerarchie che possono costringere docenti e studenti in rigidi ruoli formali a tratti castranti.
Terza missione compiuta, cosa resta del progetto?
I tanti scatti dei giovani abitanti di Quarticciolo, potenzialmente pronti per essere nuovamente messi in mostra anche altrove.
La possibilità di mantenere la mappa on line, come strumento a disposizione dei ragazzi per stimolare nuove riflessioni e attività didattiche.
La consapevolezza che la bellezza può nascere anche tra le crepe del tempo, negli angoli dimenticati, tra muri scrostati e silenzi sospesi.
Uno sguardo rinnovato, anzi, una costellazione di sguardi, capaci di intravedere possibilità dove altri vedono solo assenza. E una speranza che si fa corale: ricostruire, ripopolare, ridare voce a un quartiere che oggi appare inquieto, “non tranquilllo”, ma che custodisce il seme di una nuova armonia.
- Qual è la “terza missione” per una università? https://www.uniroma1.it/it/node/287516 ↩︎
- Il team allargato di NextCityLAB https://nextcitylab.it/?page_id=90 ↩︎
- Per chi non conosce il quartiere Quarticciolo, una sua breve storia: Ceresi, E. (2025, febbraio 21). Dalla borgata per la borgata: la storia di Quarticciolo. Lucy Sulla Cultura. https://lucysullacultura.com/dalla-borgata-per-la-borgata-la-storia-di-quarticciolo/ ↩︎
- Scatti della fotografa Giorgia Spigarelli https://giorgia-spigarelli.squarespace.com/ ↩︎
- Fusolab è un’associazione di promozione sociale con sede a Roma https://www.fusolab.net/chi-siamo ↩︎