Il turismo che nasce da chi abita i luoghi
A Faro e Lesbo l’arte catalizza il dialogo per andare oltre l’overtourism
Dall’idea di mappa-poetica per l’isola di Lesbo alla scultura-artropode per la città di Faro: il progetto BlueTour dimostra che l’arte può stimolare un rapporto più intimo e autentico tra chi abita e chi visita gli stessi territori
Lesbo è un’isola mediterranea situata nell’Egeo nordorientale, di fronte alle coste della penisola anatolica. Faro è il capoluogo della regione di Algarve, nel Portogallo meridionale bagnato dall’Oceano Atlantico. Le due aree costiere hanno in comune l’impatto di un turismo divisivo e fonte di emarginazione sociale, la perdita di autenticità dei luoghi ma anche il desiderio di ripartire coinvolgendo la voce di chi li abita – la grande assente dalle strategie di progettazione turistica – per il recupero della memoria e dell’identità dei territori.
Come può l’arte aprire ad uno sguardo diverso sul turismo che impatta e divide? Come creare percorsi turistici alternativi che siano anche inclusivi?
L’impatto del turismo a Faro e a Lesbo
Secondo la ricerca Over Tourism: impact and possible policy responses1 della Commissione per i Trasporti e il Turismo del Parlamento Europeo (TRAN), il turismo ha un impatto sociale, economico ed ambientale nelle città ma soprattutto nelle aree costiere e nelle isole. La sua crescita incontrollata ed esponenziale sta causando danni significativi ai paesaggi con il degrado delle coste, alle specie con la perdita del loro habitat naturale e alla qualità dell’acqua dolce con una mancata gestione dei rifiuti solidi. Dei 46.000 km totali di costa europea, 25.000 km hanno già superato il limite critico, oltre il quale si è generato un peggioramento delle condizioni di vita dei residenti, specialmente d’estate.
«Algarve d’inverno ha circa 500.000 abitanti mentre d’estate arriviamo a 1,5 milioni di persone: un milione di turisti in più, senza le infrastrutture necessarie per poter essere accolte e senza i servizi culturali adatti. I menù sono in quattro lingue2 ma, in tutta la regione, non c’è nemmeno un museo d’arte. Tutto ciò è sterile e molto triste. È per cambiare questo stato di cose che ho deciso di aderire al progetto», racconta André Silvia Sancho, uno dei tre artisti coinvolti nel progetto europeo Bluetour per creare delle opere d’arte – che saranno presentate al pubblico nell’autunno del 2024 – ascoltando le istanze di chi abita a Faro e a Lesbo3. Il progetto è curato dall’organizzazione culturale Sineglossa4, in partenariato con l’associazione LATRA di Lesbo e la municipalità di Faro, cofinanziato dal programma Europa Creativa dell’Unione Europea.
André Silva Sancho ha una formazione in Product Design presso la Scuola di Arti e Design di Caldas da Rainha e si muove a metà tra il design del prodotto e il mondo dell’arte. Nel 2020 con il progetto BLOWPLASTIC ha ottenuto l’interesse della Galleria Rossana Orlandi di Milano, dove ha fatto parte del circuito FUORISALONE nel 2020.
Per approfondireSancho si sta occupando di produrre un’opera d’arte per il territorio di Faro, a partire da ciò che gli abitanti hanno da dire. «Durante l’estate gli abitanti sentono il forte afflusso di turisti che rende davvero difficile camminare nel centro città», spiega Sancho. I cittadini e le cittadine di Algarve sono, infatti, delusi perché alcune delle loro loro città sono state trasformate pesantemente per andare incontro ai gusti e ai vezzi dei turisti, che non hanno nulla a che fare con l’identità del territorio. Un esempio lampante è nella cultura culinaria: steakhouse, pizzerie e kebab stanno prendendo il posto della cucina tipica basata sui frutti di mare.
Il risultato è una frizione tra chi abita e chi visita i territori: l’arrivo dei turisti viene percepito, quando non con astio, con scetticismo da parte delle comunità di abitanti che, tagliati fuori dalle strategie di sviluppo turistico, non riescono ad esprimere la loro voce su come andrebbero vissuti e curati i luoghi del loro cuore.
A tremila chilometri di distanza da Faro, c’è Lesbo che «in passato, ha scelto di investire sull’istruzione con l’apertura dell’Università dell’Egeo, piuttosto che sul turismo e sullo sviluppo di infrastrutture d’accoglienza» racconta Paolo Lolicata, il secondo artista coinvolto nel progetto BlueTour, che si sta invece occupando di produrre un’opera d’arte per l’isola greca di Lesbo.
Paolo Lolicata è nato e cresciuto in Sicilia dove ha mosso i primi passi nell’arte attraverso il teatro. Ha studiato Arti Performative a Roma e si è laureato al DAMS. Nel 2010 si è trasferito in Australia spinto dal desiderio di esplorare altre direzioni nel suo percorso creativo attraverso la recitazione, la curatela, il fashion design e la grafica. Collabora come curatore indipendente a Paratissima ArtFair di Torino dove nel 2019 con “Human Touch” ha vinto il Nice Price per il miglior progetto curatoriale nel 2019 per Human Touch. Credit foto: Serena Vittorini
Per approfondire«A Lesbo c’è molta resistenza da parte della popolazione alla trasformazione turistica che si sta avvicinando e una delle cose più interessanti che ho ascoltato, quando ero sull’isola, è stato proprio questo appello: “Non promuovere l’isola: stiamo bene così”» ricorda Lolicata. «Gli abitanti vorrebbero mantenere l’isola autentica, accogliendo solo chi è in grado di prendersene cura perché l’isola si mantiene in un equilibrio fragile tra migrazione e militarizzazione». Lesbo è, infatti, su una delle rotte migratorie principali che dalla Turchia conducono in Europa, e risente in prima linea degli impatti della gestione del fenomeno da parte delle politiche comunitarie. Tra migranti e turisti, diventa urgente ascoltare cittadini e cittadine.
Lesbo: l’isola – poesia
«Mi trovo spesso a viaggiare con una mentalità diversa da quella del classico turista. Resto in un luogo almeno un mese» racconta Lolicata che, per la residenza artistica, ha trascorso a Lesbo quaranta giorni, da aprile a metà maggio 2024 – ben oltre il periodo previsto dal progetto. «Alloggio in posti dove posso interagire con chi mi ospita ed essere consigliato su un percorso diverso all’interno del territorio. Essere nel territorio da solo è un’avventura che ti porta necessariamente a creare nuove relazioni con gli abitanti ed è la chiave per vivere l’isola in modo intimo, in un percorso creativo e di dialogo continuo». Per i primi dieci giorni, Lolicata ha alloggiato all’Hermitage Sykamineas5, un eco-rifugio fondato dall’artista tedesco Andreas Sell e situato vicino alla spiaggia di Skala Sykamineas, a nord di Lesbo. «Attraverso Sell ho creato delle relazioni con i pastori e i pescatori del nord dell’isola, scoprendo luoghi segreti come le terme naturali di Eftalou. Qui il vecchio custode è morto una decina di anni fa, il Comune di Lesbo aveva deciso di chiudere il luogo in attesa di un appalto ma la popolazione si è ribellata. Da allora il bagno termale in stile ottomano è un luogo auto-gestito in cui convivono le differenti anime dell’isola – la gente del luogo, la comunità LGTBQ+, il pastore, il turista turco, l’insegnante di yoga, il soldato dell’esercito in una sorta di piccola comunità in continua evoluzione» racconta Lolicata, dove c’è chi pulisce, chi dà da mangiare ai gatti e chi cucina.
«Questo è stato uno dei primi luoghi che ho scoperto a Lesbo grazie all’interazione con i suoi abitanti ed è diventato il mio metro di paragone per la scelta di tutti gli altri luoghi che ho visitato6 e racconterò nell’output artistico del progetto». Si tratta di luoghi inclusivi e legati all’acqua e alla poesia: «un intreccio che è presente in molta letteratura dell’isola ma che è andato perso» spiega Lolicata. «Prendere coscienza del poetico di Lesbo è però urgente per farsi carico sia della sua magia che dei suoi drammi».
Lesbo è un’isola che respinge e richiama, in cui il movimento delle onde è la metafora di una relazione interrotta.
«Dove prima c’era una comunicazione tra le coste, ora c’è la separazione e la sofferenza della migrazione» racconta Lolicata. «C’è il trauma del passaggio, dalla Catastrofe dell’Asia Minore del 19227 alle storie dei migranti contemporanei, e le storie dei migranti sono talmente forti che o le ignori, con la pretesa di semplificare il territorio come un turista in cerca di spensierato intrattenimento o decidi di guardare, ascoltare e sentire chi ti sta intorno e, in questo caso, solo la poesia può aiutare a rielaborare le loro storie”.
L’artista ha quindi pensato di comporre, come output artistico del progetto, una guida-poetica dell’isola composta dalle poesie di Saffo, Alceo, Stratis Myrivilis, Odysseas Elytīs e altri scrittori di Lesbo, dai disegni di alcune delle persone che lo hanno accompagnato durante le esplorazioni e dalle fotografie dei propri viaggi. L’obiettivo è raggiungere sia chi abita l’isola sia chi ci arriva: un punto di partenza per comprenderla, senza razionalizzarla o oggettivizzarla.
«Sulla spiaggia di Skala Sykamineas, Benito ha iniziato a dipingere con pennello e tela» racconta l’artista. Nel suo percorso di ricerca presso Lesbo Lolicata ha sperimentato varie pratiche artistiche: scrivere poesie in greco, bagnarle nelle acque del mare e asciugarle sulla spiaggia di Apelli, recuperare concetti dall’archeologia raccogliendo, durante le esplorazioni, frammenti di varia natura (audio, scansioni 3D, scarti urbani, rocce, piante), progettare un workshop di narrazione collettiva con 15 abitanti per creare delle storie a partire da quegli stessi frammenti8. Ma la performance di co-creazione sulla spiaggia di Mitilene con Benito Luzaya, artista congolese residente a Lesbo, gli ha dato la rappresentazione plastica del senso del progetto. «Eravamo in una piccola spiaggia» sottolinea «ma la reazione è stata enorme, da pelle d’oca. Tutti sono venuti a parlare con lui: prima gli anziani greci, poi i volontari e i turisti e infine anche la comunità rom, in un percorso di trasformazione del luogo e di chi lo stava vivendo in quel momento attraverso l’arte. Il pennello e la tela hanno generato curiosità ed apertura creando un elemento di contatto. Ho visto in Benito l’emozione di poter riposizionare se stesso all’interno di Lesbo come abitante, che poi è quello che questo progetto ci chiede di realizzare».
Faro: la città-artropode
André Silva Sancho definisce Faro come «una città molto accogliente».
«Sono persone ospitali ma preferirebbero far conoscere ciò che del territorio è prezioso secondo il loro punto di vista e non quello del turista». Il punto è capire in quale direzione andare perché Faro ha «un potenziale di crescita non sfruttato e bisogna chiedersi: “qual è il cambiamento di cui Faro ha bisogno per essere non solo più autentica, ma anche più inclusiva?”» Ovvero, come può una città essere vissuta da tutte le persone che la attraversano, senza omologarsi?
Nel corso del progetto BlueTour, Sancho ha incontrato in uno specifico focus group ACAPO – Associação dos Cegos e Amblíopes de Portugal, l’associazione portoghese delle persone cieche e ipovedenti. «Questo incontro mi ha reso più consapevole della percezione di una persona ipovedente, un aspetto che non avevo mai affrontato con così tanta chiarezza. Ho compreso i limiti che si hanno nell’accesso ai luoghi della cultura di Faro e le difficoltà che ci sono in gesti apparentemente semplici come andare in spiaggia o entrare in acqua, quando non ci sono guide o galleggianti specifici».
Anche da qui è nata l’idea di una scultura a forma di artropode come seconda opera d’arte del progetto. «Gli artropodi come granchi, aragoste e alcune specie di gamberi sono invertebrati marini dotati di un guscio di protezione, ossia di un esoscheletro che, proprio perché esterno, non è in grado di espandersi in funzione con l’aumento di grandezza e larghezza del corpo» spiega Sancho. Pertanto, tutti gli artropodi subiscono periodicamente delle mute con le quali l’esoscheletro esistente viene sostituito da uno nuovo. Il guscio è necessario in una fase specifica della loro vita, ma diventa poi una gabbia e anche la città di Faro, secondo Sancho, è chiamata metaforicamente, a un evento simile. «Nel vecchio guscio di Faro ci sono le mancanze sull’accessibilità dei luoghi, siano di cultura o di ricreazione come le spiagge» spiega Sancho. «Ma anche il mancato coinvolgimento degli abitanti nelle progettazioni turistiche e la perdita di ciò che è autentico. Lasciare l’approccio turistico e culturale attuale – un guscio che non sta più proteggendo ma ostacolando – significa accettare la consapevolezza dei suoi limiti per poterli superare, esporsi alle difficoltà, affrontarle e crescere».
La conchiglia di quattro metri di larghezza, cinque metri di lunghezza e sette metri di altezza sarà realizzata con tubi quadrati di acciaio simmetrici e appuntiti che ricorderanno una conchiglia e la forma quadrata della città. Tutt’intorno la scultura avrà una texture diversa, che fungerà da guida per le persone ipovedenti, che la potranno apprezzare attraverso la spiegazione in braille e una riproduzione in miniatura per uso tattile.
La scultura-artropode sarà posizionata nel parco cittadino di Passeio Ribeirinho, lontano dal centro della città e dal turismo di massa, in un luogo che è rimasto sospeso perché non ha strade o infrastrutture dirette che lo raggiungono. Il parco è vicino al mare e la forma dell’installazione lo richiamerà mentre il colore della conchiglia “sarà arrugginito” dice Sancho, «come qualcosa che si è degradato nell’ambiente perché il cambiamento necessario sta già avvenendo».
- Per la ricerca sull’overtourism, si veda Peeters, P., Gössling, S., Klijs, J., Milano, C., Novelli, M., Dijkmans, C., Eijgelaar, E., Hartman, S., Heslinga, J., Isaac, R., Mitas, O., Moretti, S., Nawijn, J., Papp, B. and Postma, A., (2018). Research for TRAN Committee – Overtourism: impact and possible policy responses, European Parliament, Policy Department for Structural and Cohesion Policies, Brussels https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/STUD/2018/629184/IPOL_STU(2018)629184_EN.pdf ↩︎
- Le quattro lingue dei menù: tedesco, francese, inglese e spagnolo ↩︎
- Il progetto prevede anche un analogo percorso di comunità ad Ancona, con l’artista Eugenio Tibaldi, per la realizzazione di un’opera d’arte che indaga il rapporto tra abitanti e territorio. L’opera sarà presentata a settembre del 2024 ↩︎
- Il sito ufficiale di Sineglossa: https://sineglossa.it/ ↩︎
- Il sito ufficiale dell’eco rifugio Hermitage Sykamineas: https://www.hermitage-sykaminea.org ↩︎
- Uno degli itinerari seguiti da Paolo Lolicata e che sarà presente nella mappa-poetica è quello intorno al Castello di Mitilene ed è così composto: Statua di Saffo in Piazzo Saffo, Statua della Libertà – (Donata dagli emigrati in America), La grande Croce – Spiaggia Apelli, Agiasma (Holy Water) – Chiesa Agios Ioannis Prodromos, Panagia Galatousa, Hamam, The refugee Mother – Statua ↩︎
- Con l’espressione catastrofe dell’Asia Minore si intendono tre eventi fondamentali per la storia della Grecia contemporanea. La disfatta dell’esercito greco in Asia Minore durante la guerra greco-turca, l’emblematica distruzione della città di Smirne e l’abbandono dell’Asia Minore da parte delle millenarie comunità greche presenti nell’area ininterrottamente dall’ XI secolo a.C. Questi eventi nel loro insieme sono considerati dai greci non come una semplice concatenazione di fatti storici ma come un dramma nazionale ↩︎
- Per il video-diario che racconta il workshop Fragments of Lesbos, si veda https://www.youtube.com/watch?v=4mD9oI4_Jhs ↩︎